Alberto Zaccheroni: «Ho rischiato la vita, mia moglie mi ha trovato a terra in un lago di sangue»

26 Mag 2023 11:30 - di Italpress
alberto zaccheroni

«Mi ha trovato mia moglie Fulvia accasciato a terra, in fondo alle scale. Dice che ero in un lago di sangue, con la testa aperta e un occhio fuori dall’orbita. Sono vivo per miracolo, ma del mese in terapia intensiva non ricordo nulla». Alberto Zaccheroni racconta al “Corriere della Sera” l’incidente domestico che lo scorso 10 febbraio ha rischiato di togliergli la vita. Il tecnico che ha allenato le grandi italiani, oltre che a Giappone ed Emirati Arabi, spiega di non ricordare nulla di quel giorno: «So solo quello che mi ha raccontato mia moglie che era con me a casa a Cesenatico. Lei era al piano terra, io stavo verosimilmente scendendo le scale e sono scivolato. Sono ruzzolato per 8-10 gradini. Lei è accorsa per le mie urla. Avevo battuto la testa, può immaginare il suo spavento. Ha chiamato il 118, mi hanno portato di corsa all’ospedale Bufalini di Cesena dove sono stato ricoverato in terapia intensiva. Mi hanno sedato, non ero vigile». L’indomani l’operazione. «Era necessario l’intervento per ridurre l’emorragia. Ho una grossa cicatrice sulla testa a ricordarmelo. Mi avevano intubato, avevo il sondino».

Alberto Zaccheroni: «Me la sono vista brutta, non giriamoci intorno»

Quando si è svegliato dal coma «nella stanza c’era solo il personale medico, non era stato ammesso nessun familiare. Mi siedo e mi guardo le gambe: dopo un mese steso a letto, sembravano quelle di un anziano. “Dove sono finiti i miei muscoli?” ho chiesto incredulo. Ho rischiato la vita, non giriamoci attorno. La botta è stata tremenda, il grande sollievo è non aver riportato danni cerebrali», racconta Zaccheroni che ringrazia «i medici e tutto il personale degli istituti che mi hanno seguito. Sono stati straordinari. Noi spesso diamo per scontato il loro lavoro ma se cammino mentre parlo con lei, devo dar merito ai dottori. Le infermiere mi hanno riferito che sono stato ribelle, mi agitavo e mi strappavo i tubicini».

«Ho perso due diottrine dall’occhio»

Alberto Zaccheroni ha festeggiato il 70esimo compleanno da ricoverato. «So di aver rischiato di non arrivarci vivo. Quel giorno non pensavo ai 70 anni, ero concentrato sul recupero». E lo è ancora: «Ho perso due diottrie dall’occhio, il male minore considerando il danno iniziale. Sono senza patente perché prima di riottenerla dovrò sostenere dei test e ho qualche deficit di memoria a breve. Voglio riprendere in mano la mia vita, devo riuscire a tornare in possesso della quotidianità. Se prima camminare era un hobby, adesso è una necessità. Ieri ho fatto 10 chilometri, mi sto impegnando a recuperare tono muscolare».

Alluvione, «il problema ci tocca da vicino»

Vive a Cesenatico e l’alluvione è arrivata anche lì: «Grossi danni no, anche se la mareggiata ha mangiato parte del litorale. Mio figlio ha uno stabilimento balneare e quindi il problema ci tocca da vicino. Siamo geneticamente gente laboriosa, ci risolleveremo. Anche se occorrerà trovare una soluzione al fatto che lo scorrimento dell’acqua non abbia incontrato ostacoli. Sa cosa mi ha colpito? La coscienza civile dei ragazzi. In tanti si sono messi a disposizione, come volontari, per aiutare».

Alberto Zaccheroni: ho ricominciato a guardare le partite in tv

C’è spazio anche per parlare un po’ di calcio. «Ho ricominciato a guardare le partite in tv. Sarei dovuto andare in panchina per la prossima gara della Nazionale italiana Non Profit di cui sono ct dallo scorso anno, ma ho preferito rinviare a quando mi sarò completamente ristabilito. Riprenderò anche gli incontri tecnici della Fifa». Intanto l’Inter, uno dei suoi ex club, è in finale di Champions. «Se parlassimo di un torneo nella sua interezza, il pronostico secco dice Manchester City. Ma in una gara unica l’Inter se la può giocare. Se la squadra di Inzaghi si mantiene tosta e compatta, con i giocatori di personalità che ha, può succedere di tutto». L’ultima battuta ancora sull’incidente: «La forza me l’hanno data i miei familiari che non mi hanno lasciato un attimo e i sanitari che hanno fatto un capolavoro». (ITALPRESS).

 

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