Al convegno di Realtà Nuova in scena rabbia e orgoglio: le radici (e la Fiamma) non si toccano
Oltre cento persone, tanti relatori, un tema impegnativo (radici culturali sì, pensiero unico no) e un unico filo conduttore: conservare le radici se si vuole continuare a vincere. Questo, in sintesi, il contributo offerto dal convegno organizzato da Cis e Realtà Nuova ieri a Roma alla Sala De Marsanich, con il patrocinio della Fondazione An.
Il canovaccio della serata lo hanno dato Domenico Gramazio e Adalberto Baldoni nei loro interventi: non allontaniamoci dalla strada che prima di FdI è stata percorsa, sarebbe un cedimento agli avversari. E sarebbe anche un errore imperdonabile – ha detto Giuseppe Valentino nel portare il saluto della Fondazione An al convegno – proprio oggi che l’opinione pubblica non si fa più incantare dalle barzellette della sinistra.
Punto fermo che tutti gli interventi – coordinati da Filippo Pepe – hanno toccato: la Fiamma non si tocca. “Non dimentichiamo ciò che ci hanno fatto durante gli anni di piombo”, ha sottolineato Baldoni tra gli applausi polemizzando con il direttore di Repubblica. Un simbolo da difendere, ha rincarato la dose Gramazio, non in nome della nostalgia ma in nome della memoria storica , per ricordare chi in tempi difficili si è schierato dalla parte più scomoda. “Non come quelli che ora corrono sul carro del vincitore”, ha aggiunto. In questa direzione va anche il premio conferito al termine dell’incontro a cinque sezione storiche del Msi a Roma (Appio Latino Metronio, fondata nel 1947, Tuscolano, Colle Oppio, vecchia Colle Oppio, Monte Mario, Primavalle). Le targhe sono state consegnate da Antonella Mattei e Francesca Mancia. Sul tema delle radici da conservare ha insistito anche Roberto Rosseti, che ha concluso il suo contributo con una lunga citazione delle parole di Almirante rivolte ai giovani.
Diversi gli interrogativi sul tavolo del dibattito: serve citare Gramsci? Cosa conservare del Msi? Come opporsi alla demonizzazione della Fiamma? Come evitare le distorsioni del linguaggio che mirano a dimostrare che esisterebbe un fascismo eterno? E chi fa cultura a destra come deve agiare? Come aggiornare il pantheon della destra senza fughe in avanti? Un ventaglio di tematiche assai ampio cui hanno cercato di dare risposta gli oratori che si sono avvicendati. Francesco Carlesi, Pietro Giubilo, Nazzareno Mollicone, Enzo Cipriano, Alessandra Necci, Giuseppe Sanzotta, Enrico Salvatori, Annalisa Terranova, Davide Vecchi, Federico Mollicone.
Non sono mancati spunti polemici. Perché chiamare fascisti i contestatori della Roccella al Salone del libro quando si tratta di comunisti? Confusione linguistica che può diventare anche confusione culturale. Ma una destra vincente è anche una destra plurale che deve accettare e coinvolgere anche filoni di pensiero che non erano iscritti nel perimetro del vecchio Msi. A questo ha accennato Daniele Capezzone nel suo intervento invitando FdI a lacerare la cappa conformistica che la sinistra ha imposto alla cultura, ma in nome dell’inclusione di culture diverse. Un metodo che Capezzone ha chiamato “fusionismo”.
Un appuntamento (e un dibattito) che non si conclude certo in una sola giornata. Alla fine Gramazio ha annunciato altri futuri appuntamenti: un convegno su Adriano Romualdi a 50 anni dalla morte, un incontro a metà giugno sulla sanità, e la premiazione di altre storiche sezioni della Fiamma a Roma che non furono covi di oscure trame antinazionali ma presidi di libertà e palestre di vita per tanti giovani che non volevano farsi irreggimentare dal “pensiero unico”.
(foto Federico Gennaccari)