Spara e uccide per gelosia un ex di CasaPound e poi confessa: il delitto a Genova il 25 aprile

26 Apr 2023 18:13 - di Redazione
Genova

Filippo Giribaldi, uno dei leader del movimento no vax a Genova, ha confessato di avere ucciso il 25 aprile Manuel Di Palo, ex esponente di CasaPound: «Gli ho sparato perché aveva iniziato a frequentare la mia donna, in cambio delle dosi che le forniva». Giribaldi, 42 anni, è personaggio di primo piamo tra i camalli di Genova.  La vittima invece è un ex militante du CasaPound in passato condannato per aver accoltellato un ragazzo.

La nota di CasaPound: Di Palo da anni non faceva più parte del nostro movimento

In una nota CasaPound ha precisato tuttavia che “Manuel non era militante di CasaPound ormai da diversi anni. Troviamo semplicemente vergognoso e deplorevole che media e politici sfruttino un evento tragico come la morte di un ragazzo per speculare su quanto avvenuto. Oltre tutto, tentando anche di agitare ipotesi di droga e spaccio, colpendo un’intera comunità, già umanamente toccata da quanto accaduto. Diffidiamo chiunque dall’accostare CasaPound alla vicenda e agiremo di conseguenza in caso contrario, per tutelare la comunità”.

Prima la lite, poi gli spari

“Due mondi opposti, quello di Giribaldi e Di Palo – sottolinea il Corriere – che si sono incrociati il 25 aprile per questioni sentimentali e di droga. La donna contesa è una 52enne che abita poco distante da Via Polleri, dove è avvenuto l’omicidio. Da tempo era legata sentimentalmente al camallo, ma da poco aveva cominciato a frequentare Manuel Di Palo che, in cambio, le forniva la droga. Tutto ciò avrebbe provocato la furiosa reazione di Filippo Giribaldi che, dopo una prima violenta lite, lo ha affrontato a colpi di pistola. Lo ha inseguito, ha esploso un primo colpo che è andato a vuoto, poi altri due che lo hanno centrato a morte. Subito dopo, in stato confusionale, si è rintanato nella chiesa dell’Annunziata confessando”.

Il legale di Giribaldi: era da 4 giorni sotto crac

Il legale di Giribaldi afferma che il suo assistito era “completamente fuori di testa, reduce dall’assunzione continuata di crac per 4 giorni, ha detto di essersi allontanato in un primo momento dall’abitazione della donna convinto che la vittima e l’amico che si trovavano lì avessero chiamato i carabinieri. Non solo. Al pubblico ministero ha detto di aver creduto che a inseguirlo fosse proprio un carabiniere”.

“Casapound nella vicenda non c’entra nulla – sottolinea il legale – Di mezzo c’è una donna, pare grande amica del mio assistito, che gli aveva fatto credere di essere stata resa succube della vittima e dell’amico che era con lui. Non solo. Al magistrato ha detto di non aver capito che chi lo inseguiva era il tale che ha ucciso. Di Palo lo avrebbe raggiunto sul luogo dove è accaduto il fatto. Lì ci sarebbe stata una colluttazione, il mio assistito sarebbe stato colpito dalla vittima con un pugno e a quel punto avrebbe sparato”.

“Tra loro c’era stata già qualche discussione in passato – continua l’avvocato – questa volta lui avrà voluto fare un intervento un pochino più energico. Non è andato sicuramente per ammazzare, diversamente non avrebbe sparato prima al muro. Piuttosto si sarebbe presentato sotto casa della ragazza come avvertimento. La pistola? Dice di averla trovata qualche anno fa sulle alture di Genova”.

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