Rogo di Primavalle, politica e istituzioni tra dolore inesauribile e dovere di coltivare la memoria
Un profondo dolore e un ricordo ancora vivido animano le parole e le iniziative pubbliche con cui ministri e alte cariche istituzionale tributano oggi, a cinquant’anni dal terribile rogo di Primavalle, il loro omaggio in memoria delle vittime di quella strage. «La notte tra il 15 e il 16 aprile del 1973 un incendio doloso appiccato in una palazzina di Primavalle a Roma, portò alla morte di Virgilio e Stefano Mattei, di 22 e 8 anni, figli di Mario Mattei, segretario locale del Movimento Sociale Italiano. Da allora, molti anni sono passati, ma il ricordo di queste vittime innocenti dell’odio ideologico è ancora vivo in tutti noi», ha dichiarato il Presidente del Senato Ignazio La Russa. Sottolineando nel suo messaggio come «per Virgilio e Stefano si chiedeva giustizia e non vendetta. Ma gli assassini, purtroppo, ancora oggi non hanno mai pagato per quello che è stato uno dei più efferati e drammatici delitti politici degli anni Settanta».
Primavalle, Mollicone: «La memoria di tutte le vittime degli Anni di piombo appartenga alla storia nazionale»
Una giustizia, per i fratelli Mattei, che come ha ribadito anche il Presidente della VII Commissione Cultura della Camera e deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone, «ancora non è stata raggiunta. Nessuno ha mai pagato, tranne due anni di carcere per Lollo»… Importanti – prosegue allora Mollicone – sono state le parole del senatore Pd Verini al Senato: “Quegli assassini non hanno mai pagato. Uno non c’è più, gli altri sono fuggiti all’estero da decenni”». Un messaggio che, per l’esponente di Fdi che lo ha citato, è particolarmente significativo «nell’ottica della pacificazione. Un gesto che segue quello del sindaco Veltroni nel 2003 che intitolò un parco ai Fratelli Mattei». Perché, ha poi concluso Mollicone, «la memoria degli Anni di Piombo, e di tutte le vittime del terrorismo, di qualsiasi colore politico, deve appartenere alla storia nazionale».
La proposta di un Museo per le vittime del terrorismo e delle stragi
Tanto che, propone il deputato di Fratelli d’Italia, «è arrivato il momento di istituire un Museo per le vittime del terrorismo e delle Stragi». Un luogo simbolo nel quale «raccontare la guerra civile interna tra destra e sinistra, e il dopoguerra italiano. Ricordando tutte le vittime, di destra e di sinistra. Come quelle delle forze dell’ordine». Parole, gesti, iniziative che, come ha rilevato lo stesso La Russa, «dimostrano che le forze politiche possono trovare un terreno comune di ricordo, affinché la violenza e l’odio non alberghino più nella nostra Nazione». Una strada, quella che porta alla pacificazione nazionale, che non può non incrociare il percorso della memoria condivisa. Come sottolineato nel suo intervento in ricordo delle vittime del rogo di Primavalle il ministro Sangiuliano.
Primavalle, Sangiuliano: «Abbiamo l’obbligo di coltivare la memoria»
«Stefano Mattei aveva otto anni, io ne avevo dieci, avremmo potuto essere compagni di giochi», ha detto Sangiuliano nel suo tributo commemorativo per il 50esimo anniversario dell’uccisione dei fratelli Mattei. Aggiungendo: «Io ho avuto una vita. A lui invece è stata strappata in modo violento… Non ha potuto vivere la sua vita per effetto di un atto di violenza comunista, diamo i contenuti e le parole che bisogna dare. Detto questo abbiamo il dovere di chiudere il Novecento con tutte le sue lacerazioni. Dobbiamo arrivare ad una pacificazione nazionale, ma conservando la memoria».
Rampelli, «una memoria che spetta soprattutto ai “sopravvissuti” di quegli anni tramandare»
Una memoria che spetta soprattutto ai testimoni di quegli anni tramandare. E allora, come ha dichiarato il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, «forse per la prima volta tutte le situazioni pubbliche sono qui rappresentate. Dal Municipio al Comune, alla Camera al Senato, al Governo italiano. Credo si levi un unico grido di dolore: mai più. Mai più violenza, ma più linciaggi e discriminazione. Che ci sia diritto a un confronto civile tra la destra e la sinistra e che ci sia soprattutto – e questo è il compito della generazione di sopravvissuti – la possibilità, visto che non c’è stata giustizia, di avere verità storica. Questo è il nostro compito per le malefatte di quegli anni».
Primavalle, Foti, la memoria: presidio da difendere e condividere
E ancora, sulla stessa linea anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti. Il quale, in queste ore a sua volta ha ribadito: «Stefano e Virgilio sono ancora nei nostri cuori, come se non se ne fossero mai andati. Perché solo tramandando ai nostri figli e nipoti il ricordo di quell’ignobile atto compiuto, dei successivi depistaggi e dei tentativi di insabbiare il tutto, il loro sacrificio non sarà stato vano». Il senso profondo della commemorazione, la forza del ricordo, il compito di tramandare la memoria storica come un baluardo di condivisione. Punti su cui si è allineata infine anche il sottosegretario all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti.
Frassinetti (Fdi): «Dopo 50 anni tutti dovrebbero ricordare i fratelli Mattei»
La quale, ricordando quel 16 aprile di cinquant’anni fa, ha prima ricordato: «Sono passati cinquant’anni dal rogo di Primavalle, uno degli atti di violenza più orrendi degli anni Settanta, in cui morirono bruciati vivi nella loro casa i fratelli Virgilio e Stefano Mattei, di 22 e 8 anni. La loro colpa era quella di avere come padre Mario Mattei, segretario della sezione territoriale del Movimento Sociale Italiano». Quindi ha concluso: «Per questa tragica vicenda sono stati condannati esponenti di Potere Operaio che appiccarono il fuoco nell’appartamento dei Mattei. Nonostante la condanna a solo 18 anni di carcere, non scontarono nemmeno un giorno di pena, perché fuggirono all’estero. Oggi, dopo cinquant’anni – ha concluso la Frassinetti – tutti, sinistra compresa, dovrebbero rendere omaggio a Stefano e Virgilio, bruciati vivi solo per essere figli di un dirigente dell’Msi. Il significato del loro sacrificio va tramandato, affinché tutti conoscano questa terribile tragedia».