Nozze combinate, altri due casi in Italia: una ragazza indiana e una pakistana tra violenze e proibizioni
Due casi in Italia, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro. Stavolta, nella costrizione delle nozze combinate sono finite una ragazza indiana e una ragazza pakistana. Non è bastata la tragedia di Saman a porre fine, nel nostro Paese, a una “pratica” di assurda violenza, con i figli che diventano merce di scambio. E soprattutto, con l’imposizione di non avere nulla a che fare con l’Occidente. La 19enne indiana è residente nella provincia di Modena, la pakistana è residente a Sondrio. La prima ha denunciato i familiari e si è rifugiata nella casa della preside della sua scuola. La seconda è stata liberata dai carabinieri dopo che era stata segregata.
Nozze combinate, il caso della giovane indiana
Storie che hanno dell’incredibile, ma che continuano a verificarsi. La vicenda della giovane indiana è stata resa nota dall’avvocato: «Era andata a scuola. Ma una volta arrivata a casa, i familiari le hanno sequestrato il cellulare. È riuscita a comunicare con me grazie ai social. Mi ha chiesto di vederci. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata. E le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato. Si è innamorata di un altro ragazzo».
La ragazza pakistana segregata
Altra vicenda tragica è quella della ragazza pakistana, prima costretta dai genitori a nozze combinate e poi segregata dal marito e dalla suocera. Il matrimonio era stato celebrato tramite una piattaforma social network. Era vittima anche di maltrattamenti e violenze. In carcere, al Bassone di Como, è finita la suocera, di 52 anni, mentre il marito, di 24, è stato rinchiuso nel carcere della città di via Caimi. Le accuse per entrambi sono sequestro di persona e maltrattamenti in famiglia. Le proibivano persino di imparare l’italiano.
Convivenza difficile a causa dei suoceri
La coppia da alcuni anni risiedeva nel capoluogo della Valtellina, dove l’uomo faceva il magazziniere. La ragazza era stata obbligata alle nozze combinate. I genitori volevano che sposasse il cugino all’età di vent’anni, senza mai averlo visto prima di persona. Dopo il lungo periodo di separazione forzata, nel mese di ottobre dello scorso anno si era trasferita a Sondrio, dove finalmente aveva potuto conoscere il marito e iniziare con lui una difficile convivenza. Questo, a causa della contestuale presenza nell’abitazione coniugale dei suoceri e di due cognati.
Alla giovane è stato proibito di imparare l’italiano
Da subito la coabitazione si è rivelata opprimente per via dell’assillante ingerenza della suocera, che costringeva la ragazza a condurre una vita di privazioni senza darle la possibilità di uscire di casa, né di poter avere alcun contatto con persone estranee al ristretto gruppo parentale. Alla giovane è stato proibito imparare l’italiano ed è stata obbligata a svolgere solo faccende domestiche, con rari spazi di autonomia dove riusciva di nascosto a telefonare ai propri genitori in Pakistan. Finalmente è riuscita a spiegare ai parenti