Mattarella a Cuneo: Costituzione figlia dell’antifascismo. E chiude con “ora e sempre Resistenza”
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo discorso a Cuneo per il 25 aprile ha esordito con una citazione di Piero Calamandrei: “Se volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione“.
La Costituzione, ha ribadito, “figlia della lotta antifascista”: “Dura fu la lotta per garantire la sopravvivenza dell’Italia nella catastrofe cui l’aveva condotta il fascismo. Ci aiutarono soldati di altri Paesi, divenuti amici e solidi alleati: tanti di essi sono sepolti in Italia. Ad essa si aggiunse una consapevolezza: la crisi suprema del Paese esigeva un momento risolutivo, per una nuova idea di comunità, dopo il fallimento della precedente. Si trattava di trasfondere nello Stato l’anima autentica della Nazione. Di dare vita a una nuova Italia. Impegno e promessa realizzate in questi 75 anni di Costituzione repubblicana. Una Repubblica fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista”.
Costituzione fondata sui valori della Resistenza, ha aggiunto, che “fu anzitutto rivolta morale di patrioti contro il fascismo per affermare il riscatto nazionale. Un moto di popolo che coinvolse la vecchia generazione degli antifascisti”. “Sulla scia di quei ‘visionari’ che, nel pieno della tragedia della guerra e tra le macerie, disegnavano la nuova Italia di diritti e di solidarietà, desidero sottolineare che onorano la Resistenza, e l’Italia che da essa è nata, quanti compiono il loro dovere favorendo la coesione sociale su cui si regge la nostra comunità nazionale”.
“Chiediamoci dove e come saremmo se fascismo e nazional-socialismo fossero prevalsi allora!”, ha detto ancora. E ha concluso citando Duccio Galimberti: “Grazie da tutta la Repubblica a Cuneo e al Cuneese, con le sue medaglie al valore! Come recita la lapide apposta al Municipio di questa città, nell’ottavo anniversario della uccisione di Galimberti, se mai avversari della libertà dovessero riaffacciarsi su queste strade troverebbero patrioti. Come vi è scritto: ‘morti e vivi collo stesso impegno, popolo serrato intorno al monumento che si chiama ora e sempre Resistenza'”.
In mattinata il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva reso omaggio all’Altare della Patria in occasione dell’Anniversario della Liberazione. Insieme a lui i presidenti del Senato, Ignazio La Russa; della Camera, Lorenzo Fontana; del Consiglio, Giorgia Meloni; della Corte costituzionale, Silvana Sciarra; il ministro della Difesa, Guido Crosetto; il capo di stato maggiore della Difesa, Giuseppe Cavo Dragone; i vertici delle Forze Armate e altre autorità civili.
Un discorso, quello di Mattarella a Cuneo, che è stato letto dai commentatori anti-governativi come frutto della volontà di mettere i puntini sulle “i” rispetto alla lettera di Giorgia Meloni, ispirata invece dal desiderio di cercare punti di condivisione nel celebrare una festa di libertà, che segna la liberazione dalla dittatura fascista ma che necessità anche di essere attualizzata e proiettata verso il domani. Il discorso del presidente della Repubblica è rimasto, legittimamente, ancorato alla storia. Ed è apparso volutamente dettagliato, circostanziato in modo che fosse chiara l’intenzione: celebrare non solo la Liberazione ma con essa i partigiani, la Resistenza, la Costituzione antifascista. La lettera di Giorgia Meloni guardava al futuro di un’Italia finalmente uscita dal dopoguerra e pacificata con le tragedie del Novecento. Non necessariamente le due visioni vanno viste in contrapposizione, ma di certo le parole di Mattarella saranno apparse consolatorie per quella parte politica che ancora non si rassegna al risultato elettorale del 25 settembre.