Kenya, setta di fanatici si lascia morire di fame per andare in paradiso. Arrestato il pastore di Malindi
Sale a 58 il numero delle vittime del suicidio di massa avvenuto in Kenya su ordine del pastore di Malindi Paul Makenzie Nthenge, arrestato per aver intimato ai membri della sua comunità di “morire di fame” in modo da poter “incontrare Gesù”. Lo riporta la polizia locale, che afferma di aver ritrovato altri 11 cadaveri in una foresta nel sud del Paese. Tra le vittime ci sarebbero anche tre bambini.
Nel frattempo, le autorità coadiuvate da esperti forensi e soccorritori continuano a cercare corpi ed eventuali sopravvissuti della setta Kilifi. Victor Kaudo, del Centro di giustizia sociale di Malindi, ha spiegato a Citizen Tv: “Quando siamo in questa foresta e andiamo in una zona dove vediamo una croce grande e alta, sappiamo che più di cinque persone sono sepolte lì”.
Le macabre scoperte di queste ore rappresentano le conseguenze di quanto successo nei giorni scorsi. Poco più di una settimana fa, infatti, le autorità avevano ricevuto una soffiata sul fatto che alcuni seguaci di un pastore locale stessero iniziando a digiunare, fino al punto di morire, nella zona della foresta. Dopo le segnalazioni, la polizia locale ha iniziato a perlustrare la zona per trovare delle fosse comuni utilizzate come luoghi di sepoltura per le vittime del culto.
Il giorno dopo la soffiata, la polizia locale ha trovato 15 persone affette da grave malnutrizione in un insediamento remoto nei pressi della foresta Shakahola. Sei di loro erano in condizioni critiche al momento del ritrovamento e quattro sono morte durante le operazioni di soccorso.
Mackenzie – riferisce la rivista Nigrizia – “era già stato arrestato due volte prima, nel 2019 e nel marzo di quest’anno. In entrambi i casi è stato rilasciato su cauzione. Il mese scorso la polizia lo aveva accusato di aver incoraggiato i genitori di due ragazzi a far morire di fame e soffocare i propri figli. Questa volta i politici locali hanno chiesto al tribunale a non rilasciarlo, denunciando la diffusione di questo tipo di culti nell’area di Malindi. Le sette sono peraltro sempre più espanse e radicate in Kenya e in molti altri paesi africani, dove i cosiddetti “pastori” fanno leva sulla disperazione delle persone più semplici, povere, illetterate e fragili”.