Attentato a San Pietroburgo, arrestata Darya Trepova già fermata in passato, ha confessato (video)
Le telecamere l’hanno ripresa mentre entrava nel bar con un pacco, consegnato poi al blogger militare russo Vladlen Tatarsky, ucciso ieri nell’attentato esplosivo di San Pietroburgo ma, poi, la 26enne Darya Trepova, fermata, durante l’interrogatorio ha confessato ammettendo di essere lei l’autrice del grave fatto di sangue che ha fatto 32 feriti e un morto, come di vede da un video dell’interrogatorio pubblicato dal ministero dell’Interno russo.
Trepova ha detto di essere arrestata ”per essere sulla scena dell’omicidio di Vladlen Tatarskij”.
La ventiseienne ammette davanti alle telecamere, con un mezzo sorriso, di aver consegnato una statuetta esplosiva al 40enne blogger filo-putiniano Vladlen Tatarsky.
Alla domanda sul motivo per cui era stata arrestata, Trepova replica, appunto, “direi, per essere stata sulla scena dell’omicidio di Vladlen Tatarsky. Ho portato lì questa statuetta, che è esplosa”.
Le forze di sicurezza russe che indagano sull’attentato di San Pietroburgo hanno fermato anche la madre e la sorella di Darya Trepova. Che, laureata in medicina, era già conosciuta dalle forze dell’ordine russe perchè, insieme al marito, Dmitrij Rylov, durante le prime fasi del conflitto russo-ucraino era stata arrestata per aver partecipato alle proteste pro Kiev.
Fonti del ministero dell’Interno russo hanno precisato che le familiari di Trepova “non sono detenute”: “Stiamo conducendo interrogatori – aggiungono – sulla base dei risultati di questi, assumeremo una decisione sulla loro posizione”.
Nata a San Pietroburgo il 16 febbraio 1997, Trepova è stata arrestata nell’appartamento che aveva preso in affitto nel quartiere Pushkinsky a marzo, dopo essersi trasferita nella città portuale russa da Mosca, ha reso noto il sito di notizie locali Fontanka.
Secondo altri siti di notizie della città, Shot e 112, l’appartamento si trova a soli cinque minuti a piedi dal locale in cui Tatarsky ieri è stato ucciso.
Secondo Shot, la 26enne ieri è andata a casa a cambiarsi abiti dopo l’attentato. Ma le telecamere di sicurezza l’avevano comunque ripresa.
I media russi ieri hanno riportato che ad uccidere Tatarsky, il cui vero nome era Maksym Fomin, sarebbe stato un ordigno nascosto in una statuetta che una donna, presentatasi come un’artista di nome Nastya, ha donato al blogger poco prima dello scoppio.
Secondo le prime informazioni fornite dagli inquirenti, sarebbero stati utilizzati almeno 200 grammi di esplosivo.
Fomin, seguito su Telegram da oltre 560mila follower, era noto per le sue posizioni filo-Putin e per l’appoggio totale all’invasione dell’Ucraina ed era apparso come ospite del gruppo pro guerra chiamato Cyber Front Z. Le autorità russe hanno aperto un’inchiesta per omicidio.
Preso l’esecutore. E il mandante?