Via Rasella, La Russa fa infuriare l’Anpi. Un nervo scoperto toccato anche da Pannella, Pansa e persino Bobbio

31 Mar 2023 16:25 - di Annalisa Terranova

Puntuale e da copione l’indignazione dell’Anpi per le parole di Ignazio La Russa relative all’attentato di via Rasella. Riportiamo intanto le parole di La Russa: “Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS”.

Alla reazione scandalizzata dell’Anpi si è unito il Pd con Elly Schlein (figuriamoci) e Francesco Boccia, e ancora Pierluigi Bersani, e poi l’immancabile Nicola Fratoianni e Bonelli che lo ha seguito a ruota e poi Riccardo Magi di +Europa. Insomma, tutto molto prevedibile. E da qui a stasera immaginiamo che il coro si rafforzerà sempre di più.

La Russa precisa su via Rasella

La Russa, dinanzi alla marea montante della polemica,  ha voluto precisare la sua dichiarazione: “Confermo parola per parola la mia condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito ‘una delle pagine più brutali della nostra storia’. Confermo, altresì, che a innescare l’odiosa rappresaglia nazista fu l’uccisione di una banda di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita ‘ingloriosa’ bensì ‘tra le meno gloriose della resistenza”.

Pannella su via Rasella fece arrabbiare il Pci

Il dibattito sull’attentato di via Rasella va avanti da decenni e come tutti i fatti storici di rilievo non è affrontato con un unico punto di vista. L’accusa di revisionismo con la quale si vorrebbe infamare il presidente del Senato La Russa è estensibile anche a soggetti impensabili.

Fu revisionista, ad esempio, Marco Pannella che al congresso radicale del 1979 mandò il Pci su tutte le furie osservando che la storia del terrorismo rosso affondava le radici proprio nell’attentato di via Rasella. Va ricordato che anche tra gli antifascisti la bomba di via Rasella non incontrò solo favori e applausi. Il giudizio di Pannella fu difeso, tra gli altri, da Bobbio e Bocca. 

Bobbio su via Rasella fu revisionista come La Russa

Il filosofo su via Rasella, nel libro “L’inutile strage” di Vecellio e Bandinelli, osservava: “Sia ben chiaro: nessuno pensa di rimproverare i protagonisti di aver compiuto il loro spietato dovere…Ci sarà lecito almeno dire, ancora una volta senza il timore di essere accusati di essere fascisti o amici dei fascisti, che quei trentadue soldati tedeschi erano soggettivamente innocenti?…”. Anche Bobbio dunque revisionista come La Russa.

Bocca: via Rasella? Chiamiamolo pure “atto terroristico”

Giorgio Bocca, parlando delle avanguardie partigiane a Roma, osservò che era naturale che esse “cercassero di coinvolgere la città capitale in una lotta che era lotta di tutto il paese. Questo privilegio di Roma, di rimanere fuori della guerra, mi sembra un privilegio un po’ immorale… Con quell’atto – scrisse in riferimento a via Rasella –  e chiamiamolo pure ‘terroristico’, si era cercato di far capire al paese e al mondo che anche a Roma si combatteva contro i tedeschi…”.

Mughini: via Rasella atto politicamente inutile

Scrisse Giampiero Mughini che l’attentato di via Rasella fu “politicamente inutile perché colpiva, come ha raccontato Robert Katz nel suo “Morte a Roma”, un bersaglio scelto a caso, uomini che non avevano in sé alcun elemento per assurgere a simbolo della prepotenza dell’occupazione nazista. Politicamente inutile perché non faceva compiere un salto di qualità alla Resistenza romana, che dopo via Rasella restò quel che era prima: opera minoritaria di poche decine di persone. Il tremendo botto non cambiò nulla nel vivere e nel sentire della città… Alcide De Gasperi si trovava nel collegio di Propaganda Fide, in piazza di Spagna, quando la bomba esplose. “Ne avrete combinate una delle vostre”, disse amichevolmente a un comunista (mi pare fosse Giorgio Amendola) che in quel momento si trovava da lui. Bandiera rossa , una componente importante della Resistenza romana, si dissociò subito dall’attentato, che giudicò sconsiderato”.

Anche Pippo Baudo accusato di revisionismo su via Rasella

Nel 2013, dieci anni fa, l’Anpi accusò di revisionismo anche Pippo Baudo per via Rasella. Motivo? Nel corso della trasmissione “Il Viaggio” su Raitre si era riferito all’attentato gappista definendolo un atto terroristico. «Qui si gioca con le parole – fu la replica di Baudo – in ogni caso anche se avessimo fatto questo riferimento non sarebbe stato nel senso che si usa oggi. I nazisti, che hanno tutta la mia disistima per quello che hanno compiuto nel mondo, facevano pattugliamento. I partigiani sapevano che la reazione dei tedeschi sarebbe stata uno a dieci? La mia posizione politica è nota, sono antifascista e antinazista. Lungi da me attaccare gli antifascisti. Con la mia puntata sulle Fosse Ardeatine volevo molto semplicemente rendere omaggio alle vittime della ferocia nazista, persone che in buona parte non c’entravano nulla con la guerra».

Pansa: gli americani erano a due passi da Roma, via Rasella fu un atto non necessario che scatenò la rappresaglia nazista

E due anni dopo Giampaolo Pansa, in occasione del 70esimo anniversario della Liberazione, scrisse che non erano stati i partigiani a liberare l’Italia dal nazifascismo ma le truppe alleate. Anzi, in una intervista al Secolo, rincarò la dose: “Dobbiamo ricordare che il movimento resistenziale si sviluppa e prende consistenza tra il ’44 e il ’45, quando la guerra è già persa per i tedeschi. I soldati della Wehrmacht, in quella fase finale, erano scoraggiati e non avevano più voglia di combattere: se ad esempio tornavano a casa per una licenza, trovavano solo rovine e città sotto i bombardamenti. Un simile argomento può servire solo all’Anpi. E poi va considerato che, se non ci fosse stato il movimento partigiano, non ci sarebbero stati gli eccidi per rappresaglia. Emblematico il caso dell’attentato di via Rasella, cui seguì la strage delle Fosse Ardeatine. Non c’era alcuna necessità di compiere quell’attentato, visto che gli americani erano a due passi da Roma. L’azione di via Rasella fu dettata solo da motivi politici: i comunisti romani intesero dare un segnale forte perché erano accusati di attendismo”.

Il Tg1 raccontava le Fosse Ardeatine usando la parola proibita: “italiani” rastrellati dai nazisti

Infine, a chiudere questa carrellata di pericolosi revisionisti, vale la pena di guardare questo servizio del Tg1 di tredici anni fa (2010) in cui l’eccidio delle Fosse Ardeatine viene definito rastrellamento di “italiani” da parte dei nazisti. Non dicono né comunisti né antifascisti. Chissà quante lamentele vi furono all’epoca…

 

 

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