Trump tenuto sulla graticola dai magistrati liberal che gestiscono almeno 4 inchieste contro il tycoon

23 Mar 2023 20:32 - di Paolo Lami
DONALD_TRUMP

Il Gran Giurì che sta valutando le prove contro l’ex-presidente degli Stati Uniti, Donald Trump accusato di aver pagato 130mila dollari alla pornostar Stormy Daniels, con cui aveva avuto una relazione, per ottenere il suo silenzio, non si occuperà di questo caso fino alla prossima settimana, rivelano fonti citate da Abcnews, spiegando che la riunione di oggi sarà dedicata ad un altro caso.

Slitta, dunque, ancora la decisione sulla possibile incriminazione di Donald Trump per il caso Stormy Daniels visto che, solitamente, i giurati del Gran Giurì vengono convocati tre volte a settimana, il lunedì, il mercoledì e il giovedì.
E, quindi, si prevede che torneranno lunedì ad occuparsi della vicenda Trump.
In questa occasione, riferiscono ancora le fonti citate da Abcnews, potrebbero ascoltare ancora un testimone convocato dal procuratore distrettuale di Manhattan, Alvin Bragg, titolare dell’inchiesta su Trump per i 130mila dollari elargiti a Stormy Daniels.

E proprio Bragg, afroamericano di Harlem, dichiaratamente liberal, sta polemizzando in queste ore con i repubblicani della Camera gli avevano inviato una lettera in cui lo accusavano di “abusi senza precedenti dei suoi poteri giudiziari” e lo invitavano a testimoniare e presentare al Congresso documenti relativi all’inchiesta.

“La vostra lettera – obietta Bragg – è arrivata solo dopo che Donald Trump ha creato una falsa aspettativa sul suo imminente arresto e i suoi avvocati, a quanto è stato riferito, vi hanno chiesto di intervenire“.

Bragg definisce le richieste dei deputati repubblicani un tentativo “senza precedenti di avviare un’inchiesta” al Congresso “su un caso penale locale in corso“.

Nella lettera a Jim Jordan, fedelissimo di Trump che guida la Commissione Giustizia della Camera, Bragg afferma che “non permetterà ad un’inchiesta del Congresso di bloccare l’esercizio giudiziario sovrano dello Stato di New York“, liquidando le richieste come un’interferenza “in un territorio chiaramente riservato agli Stati“.

Il procuratore democratico, comunque, afferma l’intenzione di prestare al Congresso il “dovuto rispetto” e quindi richiede “un incontro per parlare e capire se la Commissione abbia una obiettivo legislativo legittimo nel richiedere materiale che possa essere consegnato senza mettere a rischio gli interessi sovrani“.

La risposta di Bragg è stata ovviamente molto apprezzata dagli esponenti democratici della Commissione che si erano opposti alla lettera inviata da Jordan, esponente della destra repubblicana che aveva sfidato tutti gli inviti a comparire di fronte alla Commissione sul 6 gennaio, una specie di plotone di esecuzione contro Trump messo in piedi da sette democratici e da due dei più acerrimi nemici di Trump fra i repubblicaniLiz Cheney e Adam Kinzinger.

Jim Jordan è fuori controllo – ha scritto, su Twitter, Jerry Nadler, capogruppo Dem alla Commissione. – Sta cercando di aiutare il suo amico Trump inserendo politiche Maga (Make America Great Again, lo slogan elettorale dell’ex-presidente, ndr) in un’inchiesta penale in corso. Apprezzo la risposta misurata di Bragg alla pericolosa richiesta di Jordan“.

Fino ad oggi nessun presidente o ex-presidente degli Stati Uniti è mai stato incriminato per condotta criminale. E dunque il caso di Donald Trump è unico in 234 anni di storia presidenziale Usa.

Stanno distruggendo il nostro Paese e dicono a noi che dobbiamo essere pacifici“, scrive, a caratteri cubitali, Donald Trump tornando a mobilitare i suoi sostenitori contro l’eventualità di incriminazione ed arresto.

Dicendosi “innocente al 100%“, nel nuovo post pubblicato oggi sul suo Truth Social, l’ex-presidente accusa il procuratore Alvin Bragg, di prendere ordini “dall’estrema sinistra”.

“Il procuratore distrettuale Bragg è un pericolo per il nostro Paese e deve essere rimosso subito“, ha scritto poi in un altro post in cui chiede la rimozione di tutti gli altri magistrati che stanno gestendo le molte inchieste in cui è coinvolto.

Da rimuovere “l’estremista pazzo lanciatore di bombe Jack Smith, che molesta ed intimidisce persone innocenti a livelli inauditi“, scrive riferendosi al procuratore speciale che gestisce le inchieste federali a suo carico e che è stato nominato dal ministro della Giustizia, il liberal Merrick Garland.

Poi si scaglia contro “Letitia James, la peggiore procuratrice generale degli Stati Uniti, e la procuratrice di Atlanta, Fani Wallis, che sta cercando di trasformare una telefonata perfetta in un complotto per distruggere l’America“, riferendosi all’inchiesta sulle interferenze elettorali in Georgia, arrivata anche alle fasi finali.

Come se non bastasse, Trump dovrà affrontare, a breve, un’altra vicenda giudiziaria: l’accusa di aver violentato la giornalista Jean Carroll in un camerino di un grande magazzino alla metà degli anni novanta.

Il giudice Lewis Kaplan ha deciso che la giuria del processo civile che si terrà dal mese prossimo a New York e che vedrà Donald Trump alla sbarra sarà protetta dall’anonimato.
Kaplan sostiene che i giurati devono essere protetti da molestie e minacce, ricordando l’assalto al Congresso e le diverse dichiarazioni con cui Trump ha attaccato giurati e magistrati di altri casi.

In particolare ha ricordato “la recente reazione di Mr Trump a quello che considerava come una imminente minaccia di incriminazione da parte del Grand jury che si trova qui accanto a noi, con un incoraggiamento a protestare e a ‘riprendersi il nostro Paese”.

“Questa reazione è stata considerata da alcuni un incitamento alla violenza – continua il giudice – e bisogna ricordare che Trump ha ripetutamente attaccato tribunali, giudici, funzionari e persino singoli giurati“.

Non sono state sollevate obiezioni dagli avvocati di Trump o di Carroll alla formula della giuria anonima che, di solito, viene usata in casi di terrorismo o criminalità organizzata. “Se venisse rivelata l’identità dei giurati vi sarebbe una non voluta attenzione dei media, tentativi di influenzare e molestie o peggio da parte dei sostenitori di Trump“, ha concluso il giudice.

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