Terzo polo, anche Calenda vuole le primarie: «Ma da noi voteranno solo gli iscritti»

10 Mar 2023 19:10 - di Valerio Falerni
Calenda

Dev’essere che invece che nello sceneggiato Cuore, suo nonno Luigi Comencini avrebbe dovuto farlo recitare nel Pinocchio. Non come interprete del burattino più famoso del mondo ma nelle vesti del Grillo Parlante, ruolo che a Carlo Calenda s’attaglia alla perfezione. Fateci caso: più che spiegare la propria (incomprensibile) politica, lui dà giudizi su quella degli altri. Distribuendo lodi e critiche equamente tra destra e sinistra dalla sommità di un Terzo polo che nessuno ha ancora capito che cosa sia. A cominciare dal nome. Già, perché “terzo” e perché “polo“, visto che nei sondaggi è solo sesto e quanto a inglobare qualcuno, finora s’è visto solo Renzi e resta da vedere se sia un bene o una sciagura.

Ancora tira e molla con il Pd

Per dire il tipo (Calenda): solo questa stessa settimana, nel giro di due giorni, ha dapprima sedotto e poi abbandonato al suo destino Elly Schlein, passando dal «possiamo fare battaglie comuni» al «siamo lontanissimi». Idem con la destra, di cui ha dapprima lodato l’impianto del Mia (il nuovo Reddito di cittadinanza) nonché la decisione di tenere a Cutro il Consiglio dei ministri, salvo poi dirne peste e corna all’indomani, cioè oggi. Calenda è così: appena si appollaia su un trespolo televisivo gli scatta la sindrome del “dice il saggio” e s’impanca a sommo giudice. A quel punto o distribuisce consigli (non richiesta) o trancia giudizi. Forse è per questo che sfonda solo in tv.

Così Calenda a Tagadà

L’ultima “perla” solo oggi dagli studi di Tagadà, su La7, da dove ha calato una sorta di pietra tombale sui rapporti con la Schlein (sempre quella della possibile battaglia comune). «Mi sento distante da lei perché ha una visione molto ideologica e semplicistica delle cose della vita. C’e’ un modo diverso tra riformista e massimalista. Il riformista pensa a come migliorare, l’idealista dice che da domani puoi già essere il paradiso delle rinnovabili». Mah, ad ogni buon conto ce la segniamo, non si sa mai dovesse ripensarci. Molto più perfida (ed efficace) la seconda punzecchiatura alla neo-leader dem. Ha infatti annunciato che anche il suo Terzo polo farà le primarie, «ma solo tra gli iscritti».

Il nome del partito unico

Chiaro il sottotesto: mica come te, cara Elly, che sei stata eletta da un fritto misto tra grillini e comunisti in modalità cocomero (verdi fuori e rossi dentro) accorsi alle primarie per fregare Bonaccini. Un rischio che Calenda non correrà. Il partito che a settembre nascerà dalla fusione tra Azione e Italia Viva lo guiderà lui. L’ha detto anche a Renzi. Il vero tormento, più che la leadership, semmai sembra destinato a darlo il nome. Italia in Azione è tanto scontato quanto brutto. «Pensiamoci un attimino», suggerisce Calenda, finalmente nei panni di un saggio che non vien voglia di spiaccicare al muro.

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