Saman, in aula il terrificante vocale dello zio: “Ammazzatela prima che scappi di nuovo”. Il rebus dei documenti

31 Mar 2023 20:32 - di Lorenza Mariani
Saman

«Prima che scappi di nuovo ammazzatela»: è l’ultimo drammatico messaggio di uno zio di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara la notte tra il 30 e il 31 aprile di due anni fa. A farsene portavoce una delle assistenti sociali sentite oggi come testimoni nell’aula della Corte di Assise di Reggio Emilia dove è in corso l’udienza del processo per l’omicidio della ragazza. «Il 5 maggio 2021 riuscii a contattare Saqib – ha raccontato l’operatrice in udienza – il quale mi disse di essere preoccupato per Saman, che non riusciva più a contattare dalla sera del 30 aprile. Nella stessa conversazione il ragazzo mi disse di essere in possesso di una foto di Saman con delle lesioni sul volto, e di un messaggio vocale dello zio di Saman (non è certo di quale zio si tratti, ndr) in cui l’uomo proferiva la spietata sentenza: «Prima che scappa di nuovo ammazzatela»…

Omicidio Saman, l’assistente sociale rivela il messaggio vocale dello zio: «Ammazzatela prima che scappi di nuovo»

Non solo. A quanto emerge dal dibattimento, il fidanzato di Saman, Saqib Ayub, avrebbe poi detto alla stessa assistente sociale di essere preoccupato in quanto la giovane lo aveva avvisato che se non si fosse più fatta sentire, era perché le avevano fatto qualcosa. E come si scoprirà dopo, sarà qualcosa di irreparabile… Non solo. Prima di questo tragico epilogo divenuto la cronaca di una morte annunciata, la stessa operatrice in aula ha raccontato: «A marzo siamo venuti a conoscenza di alcune minacce che il fidanzato avrebbe ricevuto nei mesi precedenti dal padre e Saman disse che il padre nel loro Paese era un uomo molto potente. Descriveva il padre come un pericolo, raccontò di violenze, di maltrattamenti subiti quando viveva con i genitori, della sua reazione quando era rientrata dal Belgio, del coltello lanciatole contro, che aveva ferito il fratello che si era interposto».

In aula parole e denunce, gli echi della paura e della solitudine di Saman

E ancora. «Disse inoltre che spesso il padre la lasciava fuori casa. Lei e la mamma a volte, al freddo, al caldo». Insomma, la testimone ricostruisce un quadro di violenze e di terrore di cui forze dell’ordine e servizi sociali erano al corrente. Tanto che, ascoltata nell’aula della Corte di Assise di Reggio Emilia, la testimone ha ricordato la grande paura che Saman Abbas aveva del padre. La totale chiusura nei suoi confronti, estesa poi anche alla mamma che, in un primo momento, aveva accettato di incontrare in modalità protetta. Ma non è ancora tutto. Al processo è tornata sotto i riflettori anche la questione dei documenti di Saman, uno dei motivi del suo ritorno a casa. La ragazza, infatti, non aveva un documento valido: il suo era scaduto a settembre 2020…

Il legale del fidanzato: «Sapevano tutti del documento scaduto, nessuno ha proceduto a regolarizzarla»

Lo aveva chiesto, ma senza successo… E probabilmente, se lo avesse ottenuto, il suo spirito d’indipendenza e la sua voglia di vivere da donna libera – e innamorata di un ragazzo che non era certo quello a cui l’avevano destinata in moglie i suoi genitori – l’avrebbero portata lontana, una volta maggiorenne, dalla fine tragica che l’aspettava. Ne è convinta l’avvocato Barbara Iannuccelli, legale di Saqib Ayub, fidanzato di Saman Abbas che, in una pausa dell’udienza del processo per l’omicidio di Saman Abbas in Corte d’Assise di Reggio Emilia, all’Adnkronos ha spiegato: «Per Saman i documenti erano fondamentali. Sono anche convinta del fatto che se si fosse disinnescata, nella testa della ragazza, questa pressante urgenza di avere tra le mani un documento valido per costruire il suo futuro, magari si sarebbe anche più tranquillizzata».

Il drammatico interrogativo: «Perché non sono state attivate le normali procedure di regolarizzazione?»

E ancora. «Si è fatto riferimento alla necessità di riacquisire i documenti sequestrati dai genitori – insiste l’avvocato – ma la mia domanda è stata: voi sapevate che il permesso di soggiorno di Saman era scaduto il 30 settembre 2020? La prima assistente sociale non mi ha saputo rispondere. La seconda è stata più precisa, perché a gennaio dice di aver visto proprio la foto del suo permesso di soggiorno, che era l’unica traccia dell’esistenza del documento di Saman. Da questa foto si evince chiaramente, era scritto a caratteri cubitali, che il documento scadeva il 30 settembre 2020». E aggiunge: «Esco oggi da questa udienza con una consapevolezza tristissima: cioè che tutti sapevano che questo permesso di soggiorno era scaduto, che pertanto in mano a Saman non c’era nulla che consentisse alla stessa di tranquillizzarsi».

«In mano Saman non aveva nulla che le consentisse di tranquillizzarsi…»

Dunque la consapevolezza «che invece di attivare tutte le procedure normali di regolarizzazione, a quel punto di una maggiorenne straniera in Italia, nessuno ha attivato alcun tipo di regolarizzazione. Vengono raccontate interazioni con le autorità. È stato detto che il 15 febbraio 2021 è portata dai carabinieri a fare una denuncia di smarrimento del permesso di soggiorno che era già scaduto. Poi le è stato consigliato, non si sa da chi, di fare denuncia di smarrimento di un documento già ampiamente scaduto, quindi non più valido… Ma alla domanda: “Perché?”, non è seguita alcuna risposta. Nella testa di Saman era esplosa la bomba della pressante urgenza di avere i documenti. Perché una donna che ha in mano i documenti si sente libera. E non più relegabile»…

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