Piantedosi: il naufragio di Cutro è responsabilità della condotta degli scafisti, la mia vita sempre ispirata alla solidarietà

7 Mar 2023 14:16 - di Redazione

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in aula alla Camera ha respinto le accuse delle opposizioni, ha invocato rispetto per chi salva vite in mare tra mille difficoltà e ha chiarito ancora una volta che le sue parole a ridosso della tragedia di Cutro non intendevano essere di offesa alle vittime ma la riaffermazione del principio che va stroncato il business dell’immigrazione illegale per evitare che chi fugge per disperazione dalle proprie terre finisca nelle mani di trafficanti senza scrupoli. “Alla gravità della condotta criminale degli scafisti “facevo riferimento quando, con commozione, sdegno e rabbia e negli occhi l’immagine straziante di tutte quelle vittime innocenti, ho fatto appello affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti, in nessun modo volendo colpevolizzare le vittime”.

Quindi ha ripercorso le tappe del naufragio puntando l’indice contro la condotta criminale degli scafisti. Sono stati gli scafisti infatti a cambiare rotta attorno alle 3.50 del mattino per evitare controlli una volta che l’imbarcazione fosse giunta a riva. Ciò ha provocato l’impatto con la secca e la rottura dello scafo. Nei momenti immediatamente precedenti al naufragio la navigazione “era proseguita fino alle 3.50, allorquando, a circa 200 metri dalla costa, erano stati avvistati dalla barca dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia e a quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, effettuano una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare. In quel frangente, la barca, trovandosi molto vicino alla costa ed in mezzo ad onde alte, urta, con ogni probabilità, il basso fondale (una secca) e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, comincia ad imbarcare acqua”.

Due scafisti si gettano a quel punto in acqua e un terzo fugge con un gommone. Piantedosi ha chiarito che anche con interventi di law enforcement – come quello intrapreso dalla Guardia di Finanza e poi interrotto per condizioni meteo avverse – è possibile salvare vite in mare. Ha ricordato infine che non è possibile attivare il meccanismo Sar se non vi è una segnalazione di pericolo e Frontex aveva comunicato che la barca procedeva in modo regolare, non era sovraccarica e non sbandava.

Per Piantedosi le modalità tecniche dei salvataggi non possono in alcun modo essere condizionate dal governo. Questa – ha tuonato in aula – è “una grave falsità che offende l’onore dei nostri operatori impegnati quotidianamente in mare in scenari particolarmente difficili”. Ha quindi aggiunto che è “incomprensibile avere messo in connessione il decreto sulle Ong col naufragio di Cutro” infatti quel tratto non è mai stato pattugliato dalle navi delle Ong. In quel decreto in ogni caso le regole introdotte partono dal presupposto che sempre va prioritariamente tutelata la vita dei migranti.

Nel rinnovare il cordoglio per le vittime, il ministro ha sottolineato che “la sensibilità e i principi di umana solidarietà che hanno ispirato la mia vita personale, sono stati il faro, negli oltre trent’anni al servizio delle istituzioni e dei cittadini, di ogni mia azione e decisione”.

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