Pensioni, ancora proteste in piazza contro la riforma di Macron. Domani il voto alla Camera

15 Mar 2023 19:03 - di Alessandra Parisi

Riforma delle pensioni, monta la rivolta contro il presidente Macron. Ottava giornata di manifestazioni oggi in tutta la Francia  contro la riforma. Che innalza a 64 anni l’età della pensione. Uno dei punti centrali del programma dell’inquilino dell’Eliseo. Dopo l’approvazione ieri in Senato, la commissione mista paritaria dei due rami del Parlamento ha concordato un testo comune. Che verrà votato domani in aula da deputati e senatori.

Pensioni, in Francia ottavo giorno di protesta

Intanto la mobilitazione nelle strade rimane estesa a tutta la Francia, ma con numeri in calo. Ben lontani dal record del 7 marzo. Alle 15, riporta Le Figaro, le prefetture stimavano 207mila manifestanti nel paese. Contro i 532mila del 7 marzo e i 152mila di sabato scorso. Anche sul fronte degli scioperi si segnala un calo. Fonti sindacali riferiscono di un 15% di scioperanti nelle ferrovie (Sncf), con un’adesione del 43% fra i conducenti. Del 23% fra i controllori e del 16% fra gli addetti agli scambi ferroviari.

Scioperi e cortei in tutto il paese contro Macron

Alla compagnia elettrica Edf ha incrociato le braccia il 22%. Fra gli impiegati pubblici, l’adesione allo sciopero è del 3%. Nel pomeriggio si sono segnalati alcuni incidenti a margine del corteo a Parigi, con alcuni bidoni della spazzatura incendiati su boulevard Montparnasse.

Domani il voto alla Camera

La prima ministra Elisabeth Borne ha intanto dichiarato in Senato di essere “pienamente mobilitata per assicurare il voto di una maggioranza alla riforma delle pensioni”. “Questa riforma è necessaria”, ha detto. Sottolineando la gravità di opporre “sistematicamente la legittimità della strada a quella del governo”.

Il governo cerca il voto dei conservatori di Les Republicains

Non avendo una maggioranza assoluta all’Assemblea Nazionale, il governo francese dovrà contare sull’aiuto dei conservatori di Les Republicains. L’approvazione non è garantita, ma Borne sta lavorando per trovare i voti necessari ed evitare di dover ricorrere all’articolo 49.3 della Costituzione, che garantirebbe comunque il passaggio forzato della riforma.

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