Parigi copre i brigatisti e il capo di Prima Linea esulta: “Quanto mi fa godere la Cassazione francese”

29 Mar 2023 9:56 - di Stefania Campitelli

Qualcuno esulta per il no di Parigi all’estradizione dei dieci brigatisti italiani responsabili di omicidi e stragi negli anni di piombo. Nel coro di reazioni sdegnate dei familiari delle vittime e del governo per lo schiaffo francese i fa notare un ributtante commento su Facebook di Enrico Galmozzi: «Quanto mi fa godere la Cassazione francese…». Così il fondatore delle “Brigate combattenti di Prima linea”, organizzazione armata di estrema sinistra molto attiva negli anni Settanta. Il terrorista, oggi 71enne, è stato condannato a 27 anni per gli omicidi dell’avvocato missino Enrico Pedenovi il 29 aprile 1976 a Milano. E del brigadiere Giuseppe Ciotta il 12 marzo 1977 a Torino.

Il capo di Prima Linea: Quanto mi fa godere la Cassazione francese

Arrestato, processato e condannato a 27 anni, ne scontò solo 11 prima di lasciare il carcere. Come i terroristi coperti dalla Francia, nessun pentimento, nessun passo indietro. Neanche quando, per presentare un suo libro, si trovò faccia a faccia con il nipote del poliziotto ucciso nel 1976. “In quegli anni si sparava”, il suo cinico  commento. Sconcertanti le motivazioni della Cassazione francese  nel segno della dottrina Mitterand sull’ospitalità concessa negli anni Ottanta a chi si era macchiato di fatti di sangue.

Il figlio del commissario Calabresi: uno schiaffo a noi parenti

“Sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l’Italia”, si legge, “cosicché la loro estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare”. Motivazione che fa indignare Mario Calabresi, figlio del commissario Luigi assassinato nel 1972 da un attentato terroristico di estrema sinistra. Che parla di un “dettaglio fastidioso e ipocrita”. È  uno schiaffo al “danno sproporzionato che hanno provocato uccidendo mariti e padri di famiglia”. Ma a godere è anche Irène Terrel, storica avvocata di diversi ex terroristi italiani, che parla  di “enorme sollievo”. “Non bisogna attizzare le piaghe fino all’eternità. Questo non significa non rispettare le vittime, che io rispetto. Ma uno Stato deve fare il contrario, andare verso soluzioni politiche”.

Campagna: chiediamo un incontro con Meloni

Non si arrende, invece, l’associazione vittime del terrorismo. “Mastica frustrazione e amarezza”, Maurizio Campagna, fratello di Andrea, il poliziotto della Digos di Milano ucciso a 24 anni nel 1979 da Cesare Battisti dietro la regia di Luigi Bergamin, uno dei 10 terroristi non estradati dalla ‘giustizia’ francese. “La sentenza della Corte francese è vergognosa  perché non tiene conto non solo di chi è morto per servire lo Stato italiano. Ma nemmeno della sofferenza di noi parenti”. Chiederemo un incontro a Giorgia Meloni perché intervenga in qualche modo” , dice Campagna intervistato dalla Stampa. ” Sappiamo che ultimamente il nostro ministro della Giustizia Carlo Nordio aveva parlato con quello francese. E ci rendiamo conto che politicamente è stato fatto di tutto. Ma chiediamo alla premier di non abbandonarci. Non posso immaginare che questi assassini negli ultimi quarant’anni si siano goduti la vita in Francia.  E ora non debbano neppure tornare in Italia a rispondere di ciò che hanno commesso. In tutti questi anni non hanno mai avuto una parola di pentimento”.

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