Mentana contro tutti: “Gli italiani sono razzisti. La sinistra è antipatica, ma la destra mi è estranea”
«Noi italiani siamo placidamente razzisti. Abbiamo quasi ripristinato la schiavitù: se ordino una pizza o una lavatrice non viene mai un italiano a consegnarmela»: le parole di Enrico Mentana al Corriere della Sera hanno lasciato strascichi polemici.
Il direttore de La7 si è raccontato con Aldo Cazzullo, ripercorrendo la sua vita professionale, umana e sentimentale.
Luca Ricolfi l’ha definita la «società signorile di massa», incalza l’intervistatore, mentre Mentana sintetizza icastico: noi italiani, «ci dividiamo tra razzisti buoni che lasciano la mancia e razzisti cattivi che ringhiano: torna a casa tua».
Ecco perché Mentana definisce gli italiani razzisti
Nella lunga intervista Mentana cita i suoi modeli, a cominciare dal suo preferito: «Montanelli, anche se il suo finale di partita è stato mesto: l’Italia antiberlusconiana lo applaudiva, ma lui non poteva essere ridotto a quello. E poi Biagi e Pansa. Il mio preferito però era Giorgio Bocca. Scarno, secco, anticonformista. Né retorica, né birignao». A 27 anni lei era già un volto del Tg1, in quota Psi. «Divenni vicedirettore del Tg2, ma dovetti lasciare. Non ero adatto a fare il portabandiera». Com’era Craxi? «Un grande innovatore, senza la pazienza e l’istinto collegiale che deve avere un leader di sinistra». Martelli? «Il Robin di Batman». Berlinguer? «Un uomo del suo tempo, che ebbe lo zenith con i tre articoli su Rinascita sul compromesso storico e il nadir quando dichiarò guerra a Craxi sulla scala mobile. Fece in tempo a morire prima della sconfitta definitiva».
“La sinistra è aristocratica, ma la destra mi è estranea”
«Ho votato socialista dal 1975 al 1992; poi non ho più votato. Ma conservo gli ideali di progresso, di diritti civili, di giustizia sociale della mia giovinezza». Eppure si ha la sensazione che la sinistra le stia più antipatica della destra. «La sinistra non mi sta antipatica; la sinistra è antipatica. Anche questo lo sanno tutti, come la formazione della Grande Inter. È aristocratica, elitaria, convinta di essere la parte migliore, vocata a governare anche quando (quasi sempre) perde. È come la vecchia Y10: piace alla gente che piace; e dispiace a tutti gli altri. Ma la destra mi è estranea, e quella dei decreti rave e migranti ancor di più».
Mentana è ed è sempre stato di sinistra, checchè se ne dica, ma con il portafoglio gonfio di quattrini.