Lotta ai trafficanti, patto di ferro Macron-Sunak: non passeranno la Manica. Ma da noi la sinistra fa spallucce
Mentre la sinistra italiana tutta continua nella sua operazione di sciacallaggio sulla tragedia di Cutro, Gran Bretagna e Francia stringono un patto che segna un giro di vite nella lotta ai trafficanti di esseri umani. Proprio partendo dal dramma del naufragio sulle coste calabresi, infatti, il premier britannico Rishi Sunak – l’uomo che ha lanciato lo slogan «stop the boats» («fermare le barche») – menziona le vittime di Cutro per ribadire il pugno di ferro del Regno Unito contro chi specula sulle vite di migranti e profughi. «Abbiamo visto recentemente una tragedia al largo delle coste italiane. Per questo è cruciale spezzare il cerchio delle gang criminali», ha dichiarato il primo ministro inglese in un’intervista al quotidiano Le Figaro.
Lotta ai trafficanti, da Londra 500 milioni di sterline alla Francia
Così, senza perdere tempo. E senza girarci troppo intorno (ma anche senza la zavorra di polemiche strumentali), in occasione del vertice di ieri con il presidente francese Emmanuel Macron, i due leader hanno stipulato un accordo che finanzierà un asse tra i due Paesi per bloccare gli arrivi prima che i barconi arrivino ad attraversare la Manica. Un accordo politico e monetario. Nello specifico allora, secondo quanto annunciato al vertice di Parigi, Londra offrirà 500 milioni di sterline alla Francia nei prossimi tre anni, per finanziare progetti per bloccare ingressi illegali e approdi. Inclusa l’apertura di un centro di detenzione che sarà pienamente operativo alla fine del 2026. Oltre al reclutamento di 500 agenti.
Un finanziamento mirato a bloccare i barconi prima che arrivino alla Manica
Un patto siglato anche alla luce del fatto che, lo scorso anno, la collaborazione franco-britannica ha portato a bloccare circa 30.000 attraversamenti e a 500 arresti. «È una realtà – ha spiegato Sunak al quotidiano francese –. Le organizzazioni criminali facilitano i movimenti di persone. Noi vogliamo offrire rifugio e santuario ai più vulnerabili del pianeta. Ma non possiamo garantirlo se ci troviamo a dover gestire l’arrivo illegale di decine di migliaia di individui che non sono in pericolo. Mettono sotto pressione il sistema e le nostre risorse». Una visione prospettica molto vicina a quella del governo Meloni, non lontana politicamente dai conservatori britannici.
Il messaggio di Londra ai trafficanti: «Se entri illegalmente nel Regno Unito» verrai «detenuto»
Una linea che Macron ha condiviso e rilanciato insieme al premier britannico. Un messaggio netto e inequivocabile, che Sunak ha spedito diretto alla rete criminale e alla massa di illegali che punta a entrare illecitamente in Inghilterra. Un progetto annunciato con un cartello dove, su sfondo rosso, si intima lo stop: «Se entri illegalmente nel Regno Unito» verrai «detenuto». E rispedito «in un Paese sicuro nel giro di settimane». Una linea – quella della lotta ai trafficanti e alle organizzazioni criminali che lucrano sul dramma delle migrazioni e sulla pelle dei profughi – che vede Francia e Gran Bretagna allineati e concordi. E che Italia è riuscita a costo di grandi sforzi e molto impegno a mettere sul tavolo della Ue.
Rampelli: «È in corso un’alterazione dei processi migratori guidata da organizzazioni criminali»
Non a caso, sul punto proprio nelle scorse ore, il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli, ha rilanciato: «Quello che sta facendo questo governo per restituire ai profughi il diritto di asilo e per combattere la tratta degli esseri umani è compreso anche al livello europeo. L’Ue condivide per la prima volta, grazie al centrodestra, che è in corso un’alterazione dei processi migratori che in questa fase storica sono guidati da organizzazioni criminali internazionali. La guerra a questeorganizzazioni che hanno determinato un’ecatombe nel Mediterraneo. Con una stima di circa cinquantamila morti tra quelli accertati e quelli presunti. È condizione indispensabile per salvare vite umane e rompere questo traffico di nuovi schiavi. Ne parlammo sin dal 2013 all’indomani della tragedia a Lampedusa. E della conseguente apertura della missione Mare Nostrum. Eravamo soli».
«Anche la sinistra condivida la dichiarazione di guerra agli scafisti»
E ancora. «Nel giro di 10 anni – prosegue allora Rampelli – e con il vertiginoso aumento delle vittime in mare, questa “guerra” è condivisa ai massimi livelli europei. Sarebbe un passo avanti se anche il Pd si unisse, proprio perché si tratta di questioni geopolitiche che dovrebbero vedere insieme le forze politiche intorno agli interessi della nazione e a quelli dei paesi poveri. A oggi, invece, non abbiamo sentito ancora dai nuovi vertici del Pd una condanna esplicita e primaria nei confronti degli scafisti: unici veri responsabili della tragedia di Cutro».