Lino Banfi tra dolore e ricordi racconta sua moglie: “Avevo debiti con gli usurai, Lucia mi salvò”
Sessant’anni di vita insieme e ora il dolore di un addio che l’attore ha imparato ad affrontare sin dagli esordi della malattia della moglie: Lino Banfi, ieri ospite di Mara Venier a Domenica in. E oggi intervistato a Non stop News su Rtl 102.5, con Enrico Galletti, Giusi Legrenzi e Massimo Lonigro, torna a parlare dopo la morte di Lucia Zagaria, «la sua roccia», dopo la scomparsa, il 22 febbraio. Era malata di Alzheimer, sono stati insieme tutta la vita: dieci anni di fidanzamento, 60 di matrimonio. Un’unione solida, una complicità indissolubile che solo un male subdolo come quello che ha attaccato Lucia poteva pensare di mettere in discussione e di recidere.
Lino Banfi e il commovente racconto di sua moglie
Una separazione maturata nel tempo, perché l’Alzheimer, che causa la perdita dei ricordi e di sé, è in fondo già una prima “morte”. Un addio poi definitivamente sancito dalla scomparsa della donna che Banfi fatica ad accettare nel profondo. E ogni sua parola lo rivela, come quando, ai microfoni della radio spiega: «È difficile dire come uno si sente. Come ho detto a Maria De Filippi, abbiamo avuto più o meno lo stesso destino negli stessi giorni. Come se si fosse staccata una cosa da te. Passerà, ma non è facile. Faccio l’esempio di una foto: se la strappi puoi unirla con qualsiasi tipo di colla, ma resta staccata. Più tardi succede, e più pensi al tempo che hai trascorso con lei»…
Lino Banfi a Rtl 102.5: «Avevo debiti con gli usurai, mia moglie mi salvò»
Del resto, anche il successo – come gli ricorda la stessa Venier. E come racconta a Rtl 102.5 – Banfi lo deve a lei. E così, dalla tv alla radio, l’attore ricorda come la moglie lo salvò dagli usurai: «Capii che il mestiere era duro. Fare l’attore con il cabaret era praticamente impossibile. Mandavo ogni mese, lo ricordo bene, i soldi a mia moglie e a nostra figlia – dice –. Ma i soldi non bastavano mai. Così – prosegue – avevo molti debiti con i “cravattari” (usurai ndr): venivano a prendersi qualsiasi cosa per saldare le rate. Dovevo rimanere a Roma a tutti i costi, e allora mi resi conto che non potevo fare questo lavoro. Andai sulla Tiburtina per dare fuoco al baule con tutti gli abiti di scena, i manifesti, le fotografie e l’armamentario dell’avanspettacolo», rivela Banfi a Non stop News.
«La vorrei come angelo custode, io la voglio accanto»
E subito dopo, prosegue “il nonno nazionale” nel suo racconto radiofonico, «andai a parlare con un senatore della Democrazia Cristiana, amico di mio padre, che si rese disponibile ad aiutarmi. Mi promise un posto come usciere in una banca. Tornai a casa e raccontai tutto a mia moglie: non dormimmo di notte. Lei mi guardò e mi disse: “Perché devo avere accanto un marito triste?”… Mia moglie non ha mai pensato al posto fisso: voleva un marito felice. Presi coraggio e ricominciai a fare cabaret. Devo tutto a lei», conclude Banfi, parlando della moglie come di un «angelo custode». Tanto che ieri, in diretta su Raiuno, quasi rivolgendosi a Dio, ha chiesto: «Se potete liberarla da lì, la vorrei come angelo custode. Ultimamente aveva bisogno della mia mano, io la voglio accanto»…