Il caso Cospito arriva alla Consulta: l’udienza sulla “strage politica” fissata per il 18 aprile

8 Mar 2023 16:44 - di Federica Parbuoni
cospito

È stata fissata per il 18 aprile l’udienza della Corte Costituzionale sul caso di Alfredo Cospito. La Consulta è chiamata a esprimersi sulla possibilità di attribuire attenuanti all’anarchico rispetto al reato di strage politica in relazione all’attentato alla caserma dei Carabinieri di Fossano, nel cuneese, messo in atto nel 2006. Gli atti sono stati trasmessi alla Consulta dalla Corte d’Assise d’Appello di Torino, che in attesa di una risposta ha sospeso il processo.

La questione di legittimità sul caso Cospito

La questione di legittimità era stata sollevata dalla difesa dell’anarchico, in opposizione alla richiesta di ergastolo della Procura. In particolare, la Consulta deve sciogliere il nodo tra la recidività e la lieve entità: a Cospito, infatti, è contestata la recidiva reiterata specifica, che non prevede bilanciamento e in base alla quale la Procura ha chiesto la massima pena; per la difesa nel caso delle bombe alla caserma, che non provocarono feriti, deve prevalere la lieve entità, che invece le prevede. Accogliendo l’istanza della difesa, i giudici torinesi hanno deciso di rinviare gli atti alla Consulta per valutare se anche nel reato di strage politica debba operare il divieto di bilanciamento oppure no.

Il Csm apre una pratica a tutela dei giudici di Cassazione che hanno confermato il 41 bis

Intanto al Csm è stata aperta una pratica a tutela dei giudici di Cassazione che si sono occupati del 41 bis di Cospito, confermandolo. La richiesta, avanzata dal gruppo di Magistratura indipendente, è stata accolta dal comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli, che ha assegnato la pratica alla prima commissione. Nella richiesta i consiglieri Paola D’Ovidio, Maria Vittoria Marchianò, Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra, Edoardo Cilenti, Eligio Paolini, Dario Scaletta, richiamavano le dichiarazioni rilasciate dai difensori di Cospito all’indomani della conferma del regime del 41 bis.

I consiglieri: «Delegittimazione diffusa e indiscriminata della funzione giudiziaria»

I consiglieri di MI, ricordando che i legali dell’anarchico avevano qualificato «la sentenza quale “una condanna a morte”», hanno sottolineato come più in generale la sentenza sia «stata seguita da diffuse espressioni lesive del prestigio e dell’indipendente esercizio della giurisdizione e certamente tali da determinare un turbamento al regolare svolgimento e alla credibilità della funzione giudiziaria». Dunque, hanno aggiunto i consiglieri, si sta assistendo «ad una denigrazione generica e generalizzata dell’intera attività giurisdizionale penale con il risultato di determinare presso la pubblica opinione una delegittimazione diffusa ed indiscriminata della funzione giudiziaria svolta dai magistrati del Collegio decidente della Corte di Cassazione e più in generale nei confronti di tutti i magistrati che nelle diverse sedi si sono occupati della vicenda e sono stati raggiunti da minacce o azioni di intimidazione solo per aver esercitato nel rispetto della legge le loro funzioni».

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