Fosse Ardeatine, Sallusti con Meloni: “Le vittime erano italiani, i partigiani facciano mea culpa”

25 Mar 2023 8:05 - di Lucio Meo

Molti giornali, questa mattina, si esercitano in lezioncine di storia a Giorgia Meloni su quella che sembrava invece una banalità, per quanto pesantissima, espressa ieri dal premier nella ricorrenza della strage delle Fosse Ardeatine. Ovvero, che le vittime della rappresaglia nazista per l’attentato dei partigiani a via Rasella erano in primis italiani. “Onore ai 335 italiani massacrati nell’eccidio delle Fosse Ardeatine”, aveva detto ieri la Meloni, frase che a “Repubblica“, “La Stampa” e agli altri organi della sinistra ormai in servizio permanente, è apparsa offensiva, anzi, “revisionista”, come si nota dalle prime pagine di oggi.

Fosse Ardeatine, Sallusti sta con la Meloni

Su “Libero“, invece, il direttore Alessandro Sallusti si sorprende di tanta faziosità “storica” e si schiera con la Meloni: “La sinistra si inalbera: ma quali italiani, quelli erano antifascisti e la premier non lo dice. Oibò, scopriamo ora che gli antifascisti non erano italiani, aggettivo che indica i nativi dell’Italia e quindi apparentemente pertinente con quanto successo a Roma settantanove anni fa quando la furia nazifascista commise una delle sue vili imprese fucilando 335 italiani tra detenuti politici (antifascisti), ebrei (in quanto ebrei) e detenuti comuni (per fare numero). Già, perché le Ardeatine furono l’applicazione di una nota direttiva tedesca che prevedeva l’uccisione per rappresagli di dieci italiani per ogni soldato tedesco che fosse stato vittima di attentato….”, scrive Sallusti.

“Quell’attentato a via Rasella fu folle…”

La verità storica è che quell’attentato a via Rasella sia stato una mossa sconsiderata, dei partigiani, ma non si può dire, soprattutto ora che c’è la destra al governo. “Successe che il 23 marzo del 1944 un gruppo di partigiani del Partito comunista organizzò, nonostante fosse conscio che ci sarebbe stata la rappresaglia, un attentato in via Rasella contro un plotone di soldati tedeschi, reclute altoatesine assegnate alla banda militare. Ci furono trentatré vittime tra i militari e morirono anche due civili di passaggio, uno era un bambino di 13 anni. Ora, dopo quasi ottant’anni, l’Associazione nazionale partigiani oltre a scandalizzarsi per le parole di Giorgia Meloni, potrebbe ammettere che quella di via Rasella fu l’attentato più inutile e stupido della storia della resistenza, che quei 335 italiani, antifascisti e non, trucidati per rappresaglia pesano come un macigno anche sulla loro coscienza? Vogliamo dirlo che il comando partigiano romano attuò una politica folle, politica peraltro non condivisa dai loro colleghi che operavano nel Nord Italia che infatti si guardarono bene dal commettere simili imprudenze?”, si chiede Sallusti, che fa notare: “Ovviamente nessuno degli ideatori e degli esecutori dell’attentato ebbe il coraggio di consegnarsi ai tedeschi per evitare la rappresaglia. Anzi, alcuni di loro fecero poi una discreta carriera politica nelle fila del Partito Comunista…”.

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