Corteo di Firenze, gli studenti invocano “fuoco per i fascisti”. Odio anche a Milano e Torino: eccoli, i buoni

4 Mar 2023 19:17 - di Viola Longo
corteo firenze

«Le sedi dei fascisti si chiudono col fuoco, ma coi fascisti dentro sennò è troppo poco». Mentre dal palco i big del corteo di Firenze arringavano la folla sulla bellezza e sulla bontà d’animo dell’antifascismo, in piazza c’era chi ricordava cos’è e cos’ha più volte dato prova di essere l’antifascismo militante, con quello slogan che rimanda direttamente a pratiche arcinote e dai risvolti ben più drammatici di una rissa tra studenti. Ma tant’è, e non è né una novità né una sorpresa. Anche Milano e Torino, dove pure oggi si sono fatte sentire piazze e voci dell’universo mondo della sinistra, gli accenti d’odio sono stati spiccati, con buona pace dei proclami sui valori civici da difendere.

Dagli studenti in corteo a Firenze i peggiori slogan anni ’70

A fare particolarmente specie, poi, il fatto che i protagonisti di questi episodi siano stati per lo più dei ragazzini, gli stessi che presumibilmente in questi giorni si sono dannati gli animi e stracciati le vesti per il presunto ritorno, molto evocato anche dal palco di Firenze, dello squadrismo nelle nostre vie, anzi “ai bordi di un marciapiede qualunque”, per citare l’ormai celeberrima lettera della preside fiorentina. A gridare quello slogan in pieno stile anni ’70, infatti, come si vede dai video di Local Team, uno dei quali condiviso dalla giornalista Francesca Totolo, erano dei giovanissimi, sotto le bandiere dell’Unione degli universitari e degli studenti medi e dietro lo striscione «Odio gli indifferenti», firmato «scuola e università antifasciste».

Meloni e Valditara a testa in giù a Milano: la sinistra se ne accorge a scoppio ritardato

E sempre riconducibile a giovanissimi, o per lo meno rivolta a loro, è stata la trovata anarchica, ormai diventata un’abitudine, delle foto a testa in giù – e con occhi simbolicamente cavati con crocette – del premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, affisse alla cancellata del liceo Carducci di Milano. «Ma quale merito, la vostra è solo violenza», c’era scritto su quel pulpito fatto di un drappo nero e messaggi non certo miti. La solidarietà al premier e Valditara è giunta immediatamente dal centrodestra, la sinistra ci ha messo una mezza giornata per rendersi conto dell’accaduto, ma poi s’è svegliata anche lei. «In una giornata importante e bella come quella di oggi in cui si manifesta pacificamente contro il pestaggio neofascista di Firenze e per la Costituzione, è inaccettabile che con lo striscione affisso ai cancelli del liceo Carducci di Milano si inneggi alla violenza contro la premier ed esponenti del governo», ha detto la capogruppo Pd al Senato, Simona Malpezzi, che pure su Firenze dev’essersi persa qualche passaggio.

A Torino i soliti anarchici: «Se Alfredo muore, la faremo pagare»

Quanto a Torino, dove si è svolto l’ennesimo presidio anarchico contro il 41 bis a Cospito, con tanto di devastazioni, anche lì la manfrina è stata sempre la stessa, già vista e sentita decine di volte: «Alfredo non deve morire, se muore gliela faremo pagare», hanno scandito i manifestanti, ribadendo una minaccia levata così tante volte da aver generato una certa assuefazione e che, cionondimeno, resta preoccupante e intollerabile. Tanto più in una giornata che ha dimostrato, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, che le “pacifiche” e “civilissime” piazze dalla galassia sinistra non sono poi così diverse da quelle anarchiche e che non è poi così campato per aria il rischio di una saldatura tra ambienti contigui, più volte enunciato anche dagli apparati di sicurezza e del quale a fare le spese sarebbero soprattutto i più giovani, in una spirale di violenza che s’è già vista e che troppi a parole dicono di voler allontanare, salvo poi usare toni e modi che finiscono per infervorare gli animi.

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