Definisce lesbica una collega: autista licenziato in tronco. E la Cassazione conferma
Un conducente della Tper spa, società di trasporto pubblico dell’Emilia Romagna, che si è rivolto alla collega definendola “lesbica”, per la Cassazione – verdetto 7029 della Sezione lavoro – che ha accolto il ricorso dell’azienda, il dipendente è da licenziare in tronco. La sentenza dà ragione alla richiesta della società che voleva licenziare, per “giusta causa” e senza alcun diritto a indennità, il suo dipendente. Così come alla donna, collega dell’autista contestato e sanzionato, aveva subito presentato un esposto all’azienda datrice di lavoro.
Definisce lesbica una collega: autista licenziato in tronco
La vicenda sta facendo rumore sui social. E la sentenza ha messo la parola fine a recriminazioni e speculazioni. Il caso è arrivato alla Suprema Corte dopo la denuncia dell’uomo, accusato di aver tenuto «un comportamento gravemente lesivo dei principi del Codice etico aziendale e delle regole di civile convivenza» e il licenziamento dell’azienda. Come ricostruisce nel dettaglio, tra gli altri, il sito del Tgcom24, però, successivamente i giudici della Corte di Appello di Bologna, nel 2020, avevano ritenuto eccessivo il ben servito in tronco del dipendente, per quello che per loro era solo un «comportamento inurbano».
E la Cassazione conferma. In appello i giudici avevano ritenuto eccessivo il licenziamento
Così lo avevano ridotto «a recesso unilaterale da parte del datore, condannando la Tper a versare all’autista venti mensilità. Secondo i giudici di merito, infatti, il licenziamento in tronco – non accompagnato da alcuna forma di retribuzione e preavviso – era «”sproporzionato” rispetto alla “obiettiva entità” degli “addebiti”». In Cassazione, però, tutto si ribalta. Secondo gli “ermellini”, infatti, «la valutazione del giudice di merito nel ricondurre a mero comportamento “inurbano” la condotta dell’autista non è conforme ai valori presenti nella realtà sociale e ai principi dell’ordinamento».
Definisce lesbica una collega: il dialogo incriminato
E allora, torna alla ribalta il dialogo incriminato, che il Tgcom24 ricostruisce nel dettaglio. Spiegando che il conducente in questione, alla fermata dei pullman aveva rivolto alla collega – che da poco aveva partorito due gemelli – la frase: «Ma perché sei uscita incinta pure tu? Ma non sei lesbica tu?». Quindi, «con fare “irrisorio” aveva aggiunto: “E come sei uscita incinta?”». Per la Cassazione non ci sono giustificazioni e la sentenza non lascia margini a vie di fughe: l’uomo è da licenziare in tronco.
Le argomentazioni della Suprema Corte sulla sentenza
Perché, argomentano gli ermellini e riferisce il Tgcom24, «la scelta dell’orientamento sessuale “attiene a una sfera intima e assolutamente riservata della persona”. Pertanto “l’intrusione in tale sfera” con “modalità di scherno”… in ambiente di lavoro. E alla presenza di utenti, non può essere considerata solo “una condotta inurbana”».