Br, i familiari delle vittime pronti al ricorso al Tribunale di Strasburgo. “Andremo fino in fondo”

30 Mar 2023 9:17 - di Sara De Vico

Sono pronti a fare ricorso alla Corte europei dei diritti dell’uomo di Strasburgo. I familiari delle vittime dei terroristi degli anni di piombo non mollano, dopo il no della Francia all’estradizione dei 10 brigatisti italiani. Vogliono giustizia. La rabbia profonda per l’impunità degli assassini si trasforma nell’ultima iniziativa possibile. Coinvolgere la Cedu visto che lo Stato italiano non può farlo.

Br, i familiari delle vittime pronti al ricorso

Il ricorso a Strasburgo, infatti,  è un’iniziativa che deve partire dalle “persone interessate”. Lo ha spiegato il ministro della Giustizia Carlo Nordio dicendo che l’Italia ha fatto tutto il possibile per l’estradizione dei dieci terroristi, responsabili di omicidi e stragi negli anni ’70. I familiari delle vittime delle Br sono pronti a ricorrer a mezzi straordinari contro lo schiaffo di Parigi alla giustizia italiana. “Il diritto di avere giustizia da parte della vittima è connaturato ai principi fondamentali dell’uomo. I familiari possono ricorrere alla Corte di Strasburgo per chiedere l’annullamento della sentenza della Cassazione francese”. Così l’avvocato Valter Biscotti, legale di parte civile agli ultimi processi delle Brigate Rossi.

Lo schiaffo francese alla giustizia italiana

“Qui non c’è giustizia. Perché chi è stato condannato per omicidio se ne sta libero a scrivere libri”, spiega l’avvocato. E questo per l’interpretazione a senso unico della dottrina Mitterand, che ha favorito i terroristi di sinistra. Quelli di destra – precisa – non hanno mai avuto questo trattamento, anche perché in parte sono stati arrestati subito. Ma l’iniziativa non avrà vita facile, è molto probabile che l’Europa proverà a mettersi di traverso. Tra gli ‘scandali’ di questa vicenda anche la legge Cartabia. Per la quale il processo non può svolgersi se non si ha la prova che gli imputati sono a conoscenza della richiesta di rinvio a giudizio. Anche nei casi di reati gravi.

Lo scandalo della legge Cartabia sui processi

Così i terroristi rossi, sapendo bene del procedimento nei loro confronti, hanno deciso di non partecipare ai processi. Addirittura – spiega il legale –  Giorgio Pietrostefani quando ha capito che sarebbe stato condannato, è scappato. E ricorda che nel 1977 il presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino è stato ammazzato. Proprio perché disse ai suoi colleghi che dovevano assicurare ai brigatisi la difesa d’ufficio.

Nessuno pensa alla vita delle famiglie

“Tutti parlano dei diritti dei carnefici. Ma nessuno sottolinea l’importanza dei diritti delle vittime”, dice il presidente dell’Osservatorio Anni di piombo, Potito Perruggini Ciotta. Convinto, però, che il governo Meloni  farà il possibile per non lasciare nulla di intentato. Il no all’estradizione della Francia è irrazionale, immorale e incomprensibile. “In tutti questi lunghi anni non hanno mai mostrato segni di pentimento o  dissociazione. La Corte giustifica il no con il fatto che si sono rifatti una vita privata. E nessuno si preoccupa della vita privata dei familiari delle vittime”.

Ciotta: non cerchiamo vendetta ma la verità

Noi non cerchiamo vendetta”,  spiega il nipote del brigadiere Giuseppe Ciotta, ucciso da Prima Linea il 12 marzo del 1977 a Torino. Per mano di Enrico Galmozzi, che oggi dice di ‘godere’ della decisione della Corte francese. “Ma cerchiamo di compensare l’assenza di verità di cui gli italiani tutti hanno diritto. Le motivazioni della sentenza si basano su principi ampiamente superati”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *