A Milano corteo antimafia che diventa passerella per Schlein. E la nota scrittrice disse: mancava il governo…
La piazza di ieri a Milano, dove Elly Schlein e don Luigi Ciotti si sono abbracciati, come sottolinea oggi il cronista in estasi della Stampa, era studiata appositamente per fare da cornice al debutto della nuova segretaria dem su un terreno da sempre privilegiato della retorica di sinistra: l’antimafia. Il corteo era promosso da Libera, rete di associazioni antimafia di sinistra, in occasione della XXVIII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Date un occhio ai partecipanti: il segretario della Cgil Maurizio Landini, l’ex candidato al vertice dei dem Gianni Cuperlo, l’ex presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi e il primo cittadino meneghino Giuseppe Sala. Da lì, per intenderci, don Ciotti ci ha spiegato che il problema non sono gli scafisti ma i loro mandanti. Ci vedete per caso una vis polemica contro il governo? Domanda retorica.
E poi c’è “santa Elly” che spiega che l’antimafia non si fa come sta facendo il governo. E già: si fa con le sue passerelle la lotta alla mafia. E che ciò suoni un po’ ridicolo come critica a un esecutivo che ha esordito con un provvedimento sull’ergastolo ostativo per tenere in carcere i boss lo capisce chiunque. A qualche settimana dall’arresto di Messina Denaro la Schlein viene a spiegarci che è sul tetto al contante che si gioca la vera partita con i clan.
Ma non è finita qui. La Stampa, impegnata come sempre nell’esercizio quotidiano di faziosità, raccoglie il parere di Stefania Auci, nota per aver dato alle stampe la saga dei Florio, libri pompatissimi ma assai mediocri. Comunque, la scrittrice ci fa sapere che poiché il governo non era presente agli eventi organizzati da Libera non ha contribuito e non contribuisce alla “vera” antimafia, che è quella che si realizza influendo sulla coscienza civile. Insomma basta leggere i nomi delle vittime di mafia, come ha fatto ieri “santa Elly” a Milano per ottenere magicamente un risveglio collettivo contro i crimini dei clan. Sembra incredibile ma stiamo parlando dello stesso lagnoso schieramento che solo un mese fa riteneva che si potesse modificare il regime del 41 bis. Sono sempre loro, le anime buone e belle. Va ricordato a questo punto, che il 21 marzo dell’anno scorso Mario Draghi, tanto osannato dalla Stampa, non era in piazza con don Ciotti ma a Palmanova (udine) a visitare un centro di accoglienza di profughi ucraini. Anche lui un insensibile? Uno che non aveva a cuore la lotta alla mafia? Chissà se La Stampa scrisse cose del genere, un anno fa.
Ecco un passaggio del pezzo firmato da Stefania Auci (ma raccolto da Simonetta Sciandivasci, ci si sono messe in due insomma): “La presenza del governo in piazza, ieri, avrebbe segnalato una aderenza inflessibile a un codice legale, l’adesione a un codice di comportamento che è già una manifestazione di forza, di fede, di fiducia nell’uomo, nel bene, nella capacità di estirpare il male con una rettitudine radicale, capace di non scendere a compromessi”. Dunque, ricapitolando, se non fai la marcetta con don Ciotti non hai fiducia nell’uomo, nel bene, nella capacità di estirpare il male, non sei capace di non scendere a compromessi. Ma a propagandare queste sciocchezze, almeno, un po’ di vergogna la provate o no?