Un leone “piange” al Bioparco di Roma. “E’ come impazzito” (video). Ma l’etologa smentisce
Da ieri sono virali le immagini di un leone che “piange” mentre cammina all’interno di una gabbia, lamentandosi, secondo un animalista, con suoni da cui si dedurrebbe che il felino stia male. “Guardate, si lamenta, piange, fa sempre lo stesso giro”, fa notare la donna mentre riprende il leone. “Falso”, replica il Bioparco di Roma: “Da etologa desidero tranquillizzare tutti colori che si sono preoccupati per il leone asiatico Ravi“, spiega l’etologa presidente della Fondazione Bioparco Paola Palanza “in merito al video del ‘leone che piange‘, pubblicato sui social, e ripreso dalla stampa. “La primaria preoccupazione per lo staff veterinario e zoologico del Bioparco è il benessere degli animali, obiettivo imprescindibile della nostra istituzione, insieme alla conservazione”.
Il leone non piange, secondo il presidente del Bioparco di Roma
“Il nostro magnifico felino, che condivide un ampio spazio con la femmina Sajani, sta benissimo, il suo comportamento è normale. Nell’incedere maestoso rimarca il suo territorio ed esprime la sua aspettativa positiva in attesa del momento del pasto, manifestando l’impazienza di rientrare nei ricoveri interni. Proprio come fanno i gatti di casa”. “Sottolineo che il leone asiatico -spiega l’etologa e presidente del Bioparco– è classificato dall’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura in pericolo critico, ne sopravvivono in natura solo circa 600 esemplari unicamente nella riserva del Gir, in India”.
Dalle immagini qualche sofferenza, manifestata dall’incedere ossessivamente ripetitivo, sembra manifestarla il leone che “piange” o magari non sorride, visto l’atteggiamento. Ma il Bioparco rassicura gli animalisti. “Il nostro magnifico felino, che condivide un ampio spazio con la femmina Sajani, sta benissimo, il suo comportamento è normale. Nell’incedere maestoso rimarca il suo territorio ed esprime la sua aspettativa positiva in attesa del momento del pasto, manifestando l’impazienza di rientrare nei ricoveri interni. Proprio come fanno i gatti di casa”.