Pd, Boccia si dimette da commissario in Campania: «Qui comanda solo De Luca»

7 Feb 2023 17:43 - di Valerio Falerni
Boccia

Dimissioni col botto. E non poteva che essere così alla luce della opacità che sta accompagnando il congresso del Pd in Campania. Lo stesso di cui fino a un paio di ore fa era commissario Francesco Boccia, ex-ministro. Una carica incompatibile con quella di coordinatore della mozione che fa capo a Elly Schlein. In realtà, più che l’incompatibilità, c’entra il fatto che guidare il Pd nella regione di Vincenzo De Luca significa limitarsi a fare tappezzeria. Il governatore, si sa, non tollera il condominio nella gestione del partito. E poco importa a quelli di Roma se lo fa allevando clientele, praticando nepotismo e accogliendo trasformisti. Finché c’è lui – pensano – c’è potere. E tanto basta.

Boccia è il coordinatore della mozione Schlein

Non così Boccia che ha invece pensato bene di infliggergli qualche punzecchiatura prima di andarsene. Niente di clamoroso, s’intende. Giusto un paragone tra Vicienzo ‘o Sceriffo e il pugliese Michele Emiliano, per poi concluderne che «in Campania stanno tutti dalla stessa parte», intendendo dire che stanno tutti con Bonaccini. Bella scoperta. Non fosse così, quella regione non sarebbe il Delukistan né De Luca sarebbe il Delucashenko che tutti, anche grazie a Crozza, conoscono. C’è semmai da chiedersi come mai Boccia se ne accorga solo ora che c’è il congresso. Certo, meglio tardi che mai. Sentite questa, infatti: «Il partito deve essere pesantemente distaccato dalle istituzioni, dando loro uno stimolo quotidiano. Se il partito diventa appendice dell’istituzione non è più credibile». Ergo, in Campania il Pd non tale non è.

«I consiglieri regionali non versano il contributo»

E mica solo per la bulimia di De Luca. Magari. Un’altra doglianza riguarda il pagamento del contributo mensile dovuto dagli eletti al partito. «I parlamentari lo versano, i consiglieri regionali no», s’affretta a precisare Boccia, quasi a lasciare intendere che il Consiglio regionale della Campania sia una sorta di zona franca. E forse non ha torto, almeno a leggere il dato del tesseramento di Sessa Aurunca, nel Casertano. Qui il ras è Gennaro Oliviero, che del Consiglio regionale è il presidente. Il legame stretto con De Luca lo ha condotto alla mozione-Bonaccini, nonostante prima di lui vi fosse approdato il deputato Stefano Graziano, suo acerrimo rivale.

Il “caso Sessa Aurunca”

Ma nel confronto vince Oliviero: infatti su circa i 1200 voti totalizzati alle ultime elezioni da Pd a Sessa Aurunca (21mila abitanti) lui ha avuto il coraggio (meglio sarebbe faccia tosta) di scaricare sul tavolo congressuale ben 1050 tessere. Naturalmente Boccia si è detto «molto indignato» ma, da buon dirigente, confida nei controlli dei vari organismi di garanzia. Non per questo, però, rinuncia a lanciare un appello agli avversari interni riuniti sotto le insegne di Bonaccini affinché bacchettino Oliviero. «Siano i compagni di mozione a chiedergliene conto». In particolare lo chiede a Pina Picierno. La vicepresidente dell’Europarlamento è una che le correnti le ha attraversate tutte: «Sono sicuro che prenderà le distanze». Sì, ciao core.

 

 

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