Montanari: l’Inno di Mameli è fascista e nazionalista. Ma sì, sostituiamolo con “Made in Italy” di Rosa Chemical

13 Feb 2023 8:17 - di Vittoria Belmonte
Montanari

Tomaso Montanari all’attacco dell’Inno di Mameli. E’ maschilista, militarista, razzista. Parla di “fratelli” e non cita le “sorelle”. E’ centrato sul “nesso essenziale è quello tra nazione, sangue e guerra”. E poi c’è quel “Dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”. Insomma Scipione che batte Cartagine “è immagine della eterna lotta degli italiani contro gli stranieri (gli africani, nella fattispecie)”. E infine “l’immaginario è militarista, la ricerca del martirio martellante: è un inno di morte, e alla morte (“Stringiamci a coorte, siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”)”.

Montanari: anche il Pd ha contribuito a riesumare la retorica risorgimentale

Tali sciocchezze Montanari, critico d’arte e rettore dell’Università per Stranieri di Siena, le ha scritte oggi sul Fatto, in un articolo che è il seguito di una contestata conferenza sul tema che il docente aveva già tenuto ad Arezzo. Montanari se la prende anche col Pd, il quale per reazione al successo della Lega avrebbe resuscitato la retorica risorgimentale, “senza capire quali ben più pericolosi fantasmi si andassero così a legittimare”. Da pessimo storico qual è non menziona il ruolo avuto dal presidente Ciampi e nemmeno il tributo all’Inno nazionale dal palco di Sanremo del beniamino della sinistra Roberto Benigni.

Montanari critica Sanremo perché Morandi ha cantato l’Inno all’inizio

Chicca finale: Fratelli d’Italia, guarda un po’, è un partito che ha un nome che rimanda all’Inno nazionale, a quella retorica patriottica (patriottarda secondo Montanari) che ebbe un sussulto di popolarità anche nel famigerato Ventennio fascista. E poi anche il Festival di Sanremo si è aperto con Gianni Morandi che cantava l’inno nazionale-nazionalista. Ma che fastidio per Montanari. Deve avere apprezzato, invece, le performance da gay pride di Fedez e Rosa Chemical. Anzi, giacché c’era, poteva lanciare la proposta di sostituire il canto dgeli italiani di Mameli con “Made in Italy”, titolo della canzone dell’artista fluido che ha fatto incazzare la Ferragni limonando davanti a milioni di spettatori col consenziente maritino seduto in prima fila. Uno spettacolo edificante. Non maschilista, non patriarcale, non razzista, non omofobo, non nazionalista. Perfetto per la sinistra, estrema e non.

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