Meloni a Kiev: “Avete già vinto la vostra battaglia. La vostra lotta come il Risorgimento italiano” (video)

21 Feb 2023 20:03 - di Romana Fabiani

«Le cose non sono andate come si aspettava Mosca. È stata sottovalutata l’eroica reazione del popolo per difendere la propria sovranità». Così Giorgia Meloni da Kiev nel corso della conferenza stampa congiunta con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Dopo aver visitato Bucha e Irpin e reso omaggio alle vittime di quegli orrori, il premier italiano ha garantito il massimo sostegno all’Ucraina di fronte all’aggressione russa iniziata un anno fa. Una visita simbolica, dal forte impatto emotivo, ma anche dal forte significato politico.

Meloni a Kiev con Zelensly: la vostra lotta mi ricorda il nostro Risorgimento

Davanti alla stampa Meloni ha sottolineato la straordinaria resistenza del popolo ucraino. «Mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano. Prima del Risorgimento non eravamo che un’espressione geografica. Poi arrivò la lotta risorgimentale. Anche per voi si pensava che sarebbe stato facile piegare l’Ucraina perché non è una nazione. Invece avete dimostrato di essere una straordinaria nazione. E al cospetto del mondo avete già vinto la vostra battaglia».

“L’amore di patria nasce spontaneamente”

Poi ha citato i versi di un giovane soldato-poeta ucraino, che prima del conflitto scrisse a un suo commilitone “salva questo amore che cresce dappertutto, come le more selvatiche”. L’amore di patria nasce spontaneamente e non lo puoi fermare. L’amore di patria non ha bisogno di essere indotto e non si piega alla coercizione. Le nazioni – ha aggiunto il premier – si basa sui sacrifici che si è disposti a correre. Come dimostra la storia del genocidio della carestia indotta dal regime comunista di Stalin. La storia è vita, carne, morte, sofferenza e capacità di reagire.

“Non sono in gioco numeri ma la vita delle persone”

«Qui – ha aggiunto il presidente del Consiglio italiano – non è in gioco la teoria o numeri astratti, ma la vita e la morte della persone. È impossibile girarsi dall’altra parte. E sarebbe molto stupido farlo. Perché gli interessi dell’Ucraina coincidono con quelli dell’Europa». Rispondendo alle domande dei giornalisti Meloni ha chiarito la natura del supporto italiano a Kiev. «L’Italia darà ogni possibile assistenza perché si creino le condizioni di un negoziato. Ma fino ad allora darà ogni genere di supporto militare, finanziario, civile. Chi sostiene anche militarmente l’Ucraina è chi lavora per la pace».

Quando c’è un aggredito tutte le armi sono difensive

L’invio di caccia all’Ucraina? «Quando c’è un aggredito tutte le armi sono difensive. Al momento non c’è sul tavolo l’invio di aerei», ha chiarito. «È una decisione da prendere con i partner internazionali. Ci siamo concentrati su sistemi di difesa antiaerea, Samp-T, Spada, Skyguard. La priorità è difendere infrastrutture e cittadini». Con Zelensky – ha riferito – abbiamo parlato molto del tema della ricostruzione. «Ricostruire ora un palazzo distrutto è un segno di speranza, vuol dire scommettere sull’Ucraina. L’Italia lavora a una conferenza sulla ricostruzione da tenersi in aprile. Serve un cambio di passo, bisogna lavorare da adesso. Penso che l’Italia possa recitare un ruolo da protagonista con le sue eccellenze strategiche».

Il blackout e la traduzione simultanea di Meloni

Poi un improvviso blackout ha interrotto per pochi secondi la conferenza stampa congiunta dei due presidenti. Vista la situazione, qualche giornalista in sala si è alzato in piedi, spaventato dal buio improvviso. Al ritorno della luce, venuta meno per pochi secondi, in mancanza della tradizione simultanea delle parole di Zelensky, Meloni si è improvvisata traduttrice. E ha riportato in inglese una domanda di un giornalista italiano. Aggiungendo, scherzando “presidente operaio”. Nessuna pace ingiusta- ha concluso il premier italiano – può essere una vera pace. Infine un augurio. «Sarebbe un segnale importante che l’Expo tornasse in Europa. Roma e Odessa sono entrambe candida per il 2030. Dobbiamo provare a ragionare su come lavorare insieme, sarebbe un bel segnale europeo e di come crediamo che le cose andranno bene».

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