Long Covid, Landi (Gemelli): non bisogna sottovalutarlo, ecco come combatterlo

18 Feb 2023 15:14 - di Emanuele Valci
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Il Long Covid non va sottovalutato. «Oggi mi sento di dire, alla luce di un day hospital come il nostro che segue più di tremila pazienti, che il Long Covid deve essere valutato per bene. Si deve capire se ci sono specifici danni d’organo e in qualche modo il Servizio sanitario nazionale si deve attrezzare a garantire a questi pazienti le analisi specifiche. Ovvero, capire se c’è un substrato organico al Long Covid e poi chiaramente trattarli». A fare il punto con l’Adnkronos Salute è Francesco Landi, direttore Uoc Medicina interna geriatrica del Gemelli Irccs di Roma.

Long Covid, i sintomi che persistono

«Certamente oggi l’Oms e l’Ema richiamano l’attenzione sul Long Covid. Mi permetto di ricordare», sottolinea Landi, che i primi ad aver descritto questa forma nell’ormai giugno-luglio 2020 su “Jama” sono stati i medici del Day Hospital Covid del Policlinico Gemelli. Già quando avevamo richiamato i primi 143 pazienti Covid», ricorda lo specialista, «avevamo osservato la persistenza dei sintomi e pubblicavamo questo studio, il primo al mondo, dove parlavamo di sintomi che persistono: stanchezza, dispnea e poi “brain fog”, ovvero la stanchezza cerebrale. Oggi questo è ormai ampiamente documentato e confermato. Una percentuale non marginale delle persone che hanno avuto la malattia nel primo periodo, ma anche dopo con le varianti, hanno poi lamentato la persistenza dei sintomi Long Covid».

Dai vaccini agli antivirali

Come si stanno attrezzando i sistemi sanitari? «La vaccinazione, come dice l’Ema, è una strategia importante perché chi è vaccinato contro il Covid, se contagiato, ha una malattia meno importante e impattante. E anche una persistenza inferiore dei sintomi. Poi ci sono gli antivirali, che possono essere importanti, ma non sono raccomandati per tutta la popolazione». Altra raccomandazione «è di prestare attenzione agli studi che stanno emergendo sulla plausibilità biologica del Long Covid con conseguenze sullo stato di infiammazione che persiste e sullo stato immunitario».

Come avviene il miglioramento

«Alcuni studi», evidenzia il responsabile Day Hospital Post-Covid del Gemelli,  «anche condotti dal gruppo da me coordinato al Gemelli, hanno dimostrato un miglioramento dei sintomi dell’affaticamento cronico (fatigue) con la bioarginina C, arginina associata a vitamina C. Questo trattamento ha dimostrato una correzione dei livelli di arginina che erano deficitari nei pazienti Covid rispetto alla popolazione generale che non ha avuto il Covid. Poi», rimarca, «c’è stato anche un miglioramento dei sintomi della fatigue, osservato in un trial a doppio cieco, nella totalità dei pazienti trattati».

Long Covid, la nutraceutica può aiutare

Dalla natura un aiuto per alleviare i sintomi del Long Covid. «In alcuni nostri studi abbiamo visto che la bromelina, un antinfiammatorio naturale estratto dall’ananas, è importante per regolare il pattern infiammatorio. Ma anche l’estratto di barbabietole o anche supplementi di tipo nutrizionali, proteici e amminoacidici: un aiuto per provare a contrastare con la nutraceutica i sintomi, in assenza di terapie oggi certe per il Long Covid. Sempre in quest’ottica – prosegue lo specialista – considerando che la cascata infiammatoria della malattia può attivare la microglia e creare anche a livello cerebrale un’infiammazione che potrebbe essere responsabile della ‘brain fog’, una nebbia cerebrale con difficoltà di concentrazione evidenziata da chi soffre di Long Covid, l’uso della citicolina può essere un approccio che potrebbe avere delle prospettive».

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