La sinistra al caviale specula sulla strage dei migranti e festeggia la “prima donna” leader dimenticando la Meloni

27 Feb 2023 13:58 - di Mario Campanella

Bisogna spendere cinquemila euro a notte a Cortina a Capodanno come Giuseppe Conte o costruirsi scientificamente un ISEE perfetto come l’accoppiata Fratoianni-Piccolotti  per avere titolo a parlare di povertà e di dramma dei migranti. Nemmeno cinque minuti dopo l’annuncio della tragedia di Cutro è scattata, come la reazione di Usain Bolt agli spari di partenza, l’artiglieria militante, con solfa di intellettuali al seguito, per addebitare al centrodestra un dramma più volte ( e in maniera ciclopica) sperimentato quando al timone c’erano loro.

Epperò, la capacità digestiva del pensiero unico metabolizza rapidamente il cattivo esempio trasformandolo in buoni consigli, in irritazione contro “le destre “, nella melassa retorica dell’accoglienza indiscriminata. Nel 1997, Prodi e Rifondazione comunista al potere, la drammatica morte di 81 albanesi e 24 dispersi, ad Otranto,nel venerdì santo, primo esempio. Ma è a Lampedusa, 2013 e 2015, governi Letta e Renzi, che si consumarono due inenarrabili disgrazie. La seconda conto ‘più di 700 migranti morti. Complessivamente in Sicilia nelle due disgrazie perdono la vita 1.100 migranti.

E fu Marco Minniti, più di chiunque altro, che da ministro degli interni avviò una dura (per molti versi giusta) campagna di contrasto alla politica degli sbarchi, cercando di limitare il rapporto consolidato tra Ong e spacciatori di morte in mare. Quelle stesse Ong in gran parte finanziate da George Soros , il filantropo (!) che in una sola notte guadagnò centinaia di miliardi delle vecchie lire quando la nostra moneta fu svalutata. Ong in cui c’è fra i timonieri nientepopodimeno che Luca Casarini, il campione dei no global di vent’anni fa divenuto una sorte di capitan Findus del pronto soccorso marino.

Non è bastato infliggere, in primo grado sia chiaro, quindici anni di carcere a Mimmo Lucano, già divenuto patrono delle frontiere libere, scoprendo che a Riace esisteva (meglio esisterebbe, essendo in corso il processo) un sistema di illegalità diffuse, per mettere all’angolo  i solidali di Capalbio, continuamente impegnati a fare pedagogia del nulla, come i farisei denunciati da Nostro Signore. Né vedere i lauti affari della ditta Soumahoro per arrossire un pochino , perché anche lui, il diacono della povertà altrui che non conosceva i conti del disumano centro di accoglienza di proprietà della suocera e l’origine delle Louis Vuitton esibite dalla moglie, ha avuto l’ardire di parlare.

Non gli è sembrato vero, ai radical caviar, cogliere l’equazione morte migranti = governo di destra; una pietas ipocrita e nullafacente che lascia intatti i problemi, per come hanno detto il Papa e Mattarella, invocando un’altra Europa come unica  possibile soluzione. Ciò che domina la sinistra, che sia una sconvolgente conta di morti in mare o una lettera di una preside, è la revanche. L’idea mai celata che il popolo sia bue, che la democrazia debba essere una decisione condominiale riservata alle élite , che sia un incidente di percorso avere perso le elezioni. Se potessero, e Dio sa come vorrebbero, imiterebbero il vecchio PCUS indicando direttamente il compagno segretario premier.

Infatti  tanti compagni con il Rolex ce l’hanno ancora con Renzi che li aveva portati al 40% e che, da anticomunista qual era, voleva smantellare la rete di borghesia residuale che succhiava voti ed energie. Se l’altro mio figlio ingiustamente accusato per ciò che non ha fatto dovesse subire qualcosa, anche se lo dovesse colpire un fulmine, io non perdonerei  dice Vito Corleone al summit di pace ne Il padrino  convocato dopo la guerra con i Tattaglia e l’uccisione del capitano Mc Cluskey da parte di Michael.. La morale è più o meno quella: qualsiasi cosa accada sarà colpa vostra.

E poi, l’insolente voglia di appropriarsi di tutto: la violenza sulle donne, l’immigrazione , ogni singolo aspetto dei diritti deve necessariamente passare per loro. Con copertine annesse con i Ferragnez e il pugno chiuso. Detentori della cultura certificata, padroni da sempre di Università e Scuola. Guai a ricordare loro che il risultato finale è essere agli ultimi posti proprio nelle graduatorie sull’istruzione. Un perfetto quadro per Elly Schlein che ha tutti i requisiti per rappresentare l’albagia e la voglia di essere di nicchia, raggiungendo presto le scarne percentuali transalpine. Non esiste in Europa una sinistra del genere, perennemente in cerca di violentare ogni ipotesi di solidarietà nazionale pur di affermare sé stessa. Nemmeno in Francia, dove comunque prevale sempre la ragione dì stato rispetto alle compulsioni divisive. Avere perso interi segmenti di consenso storico, dalle fabbriche ai pensionati, non fa scolorire il cedimento continuo agli impulsi di essere comunque e sempre antitetici . Per il semplice fatto di ritenersi diversi, sacerdoti unici di una teocrazia laica e illuminata che non permette intromissioni.

Del resto, in quale Paese del mondo si citerebbe come attuale un fenomeno politico estintosi da ottant’anni? Eppure, negli anni ottanta, ci fu un grande partito della sinistra, il PSI, in grado di parlare di meriti e di innovare ma poi schiacciato dalla fagocita’ dei postcomunisti. Questa maggioranza apparente, che ha realmente realizzato il disegno gramsciano occupando gli spazi sociali, è sempre più minoranza nel Paese.  Anche una buona parte degli immigrati divenuti italiani non vota più per loro. Ma  lo sciacallaggio non aiuta a piangere concretamente i morti dì Cutro indicando soluzioni alternative al qualunquismo. Ci pensino loro purché si faccia è il mantra che usano quando sono all’opposizione, salvo non fare niente quando governano. Insomma, il destino più prossimo è una gara con i cinquestelle a chi urla di più alla luna su temi che reggono una cultura di base molto sopravvalutata. Schemini di buonismo circadiani, ovvietà, marce del 25 aprile, LGBT e amenità varie.

Nessuna idea organica di cosa debba essere lo Stato. Europeisti a Bruxelles, keynesiani di quarta serie a Roma ma sempre con quella ineffabile puzza sotto il naso di essere dalla parte giusta. La teocrazia, del resto, è un dogma, che non può conoscere critica. E intorno a questa redditizia religione si sono tramandati cognomi importanti nella Rai, nei giornali, negli atenei, nella stessa magistratura. Quando si sta per perdere l’ultimo battito di cuore ecco spuntare l’antifascismo , il collateralismo sindacale, gli appelli e i manifesti di intellettuali. Senza alcuna autocritica.

Persino l’ impudicizia di spacciare per conquista epocale la prima donna alla guida della sinistra facendo finta di non capire che c’è un’altra donna, la prima nella storia, che è a Palazzo Chigi. Qui bisognerebbe fermarsi e rileggere ancora: una donna, di destra, che si è fatta da sé, che ha fondato un partito passato dal 2 al 30%, diventa il primo Presidente del Consiglio di genere vincendo le elezioni vere e la notizia passa in secondo piano, mentre una sua omologa vince la sfida per la guida di un partito, che rimane sempre un’associazione privata, e si esulta come una conquista storica.

È quello che faceva imbestialire di più Indro Montanelli. L’eterna ricapitolazione della doppia morale della sinistra. “Se avessero vinto loro, il 48, avremmo preso le armi, perché saremmo finiti nel Patto di Varsavia “ disse il grande giornalista. Non vinsero la guerra ma occuparono le coscienze. Le stesse che per decenni hanno appaltato ogni filtro di pensiero critico. Anche ieri, dopo Cutro, hanno ripreso le bollicine in mano per festeggiare la nuova papessa. Vincono le primarie. Però poi perdono le secondarie. E perderanno ancora

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