Il Pd respinge l’appello di Meloni. Orlando: «La sua lettera è carica di rancore»

4 Feb 2023 19:03 - di Luciana Delli Colli
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Lei ha chiesto responsabilità, loro hanno replicato ancora chiedendo le dimissioni Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro. È durata lo spazio di qualche ora, il tempo che l’opposizione ci ha messo a rispondere, la speranza che l’appello di Giorgia Meloni ad abbassare i toni, comprendere la gravità del momento e compattarsi a difesa dello Stato potesse fare breccia: il Pd ha replicato di fatto con un no, appellandosi alla sua presunta superiorità, che ormai non è neanche più morale, ma direttamente ontologica; il M5S, Avs e Terzo Polo hanno offerto, con sfumature diverse, un ipocrita «sì, però», non migliore della replica dem.

Meloni fa un appello alla responsabilità, il Pd l’accusa di «riattizzare il fuoco»

Con una nota congiunta del segretario Enrico Letta e delle capogruppo Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, il Pd ha risposto all’appello di Meloni, accusandola di parlare da «capo partito che difende i suoi oltre l’indifendibile». La sua lettera, hanno aggiunto, «riattizza il fuoco invece di spegnerlo». Dunque, per il Pd il problema non sono le minacce, le ingiurie, i vandalismi, gli attentati contro gli organi dello Stato e i loro rappresentanti, ma il caso Donzelli-Delmastro, benché già ampiamente chiuso dal ministero della Giustizia. Su questo si dilungano nella prima parte del comunicato i vertici del partito, che alla richiesta di responsabilità hanno risposto opponendo il proprio «dna».

I dem si rifugiano nella superiorità del proprio «dna»

«Le affermazioni della presidente Meloni sulla necessità di comportamenti responsabili ci inducono a ricordarle – hanno affermato Letta, Malpezzi e Serracchiani – che il Pd ha nel suo dna la tutela della libertà, della democrazia, delle istituzioni repubblicane, dello Stato di diritto ed è e sarà sempre un costruttore di unità e coesione nazionale. Su questo terreno, presidente, Meloni ci troverà sempre tutti uniti». Pertanto? «Pertanto non è a noi che l’appello va rivolto, ma a FdI», che si è permesso di richiamare il Pd alle responsabilità delle proprie scelte politiche. Meloni, hanno quindi intimato i dem, deve ricordare «che a parlare per noi sono la nostra storia, la linearità dei nostri comportamenti e i tanti caduti del nostro campo, vittime della nostra intransigenza nei confronti del terrorismo».

Orlando accusa Meloni di «rancore»

A rincarare la dose ci ha pensato poi Andrea Orlando, l’ex ministro della Giustizia che, con Serracchiani, ha fatto parte della delegazione che si è recata in visita da Cospito in carcere e che poi ha chiesto pubblicamente che gli venisse revocato il 41 bis. Per Orlando, infatti, la lettera di Meloni sarebbe «carica di rancore». «La premier – ha aggiunto – chiede unità mentre alza ancora i toni. Non ci faremo intimidire. Difenderemo i valori costituzionali. Non abbiamo bisogno dei suoi appelli per stare in prima linea contro la mafia e il terrorismo», ha sostenuto.

L’ipocrita «sì, però» di Conte

Non va poi molto meglio se ci si sposta nel campo pentastellato. Giuseppe Conte, infatti, ha detto che il M5S accoglie «in toto» l’appello, precisando che «assolutamente siamo d’accordissimo, ci deve essere l’unità nazionale contro le intimidazioni e le minacce eversive dei giorni scorsi, delle settimane scorse e di queste ore. E così dovrà essere nelle prossime settimane». Ma ovviamente c’è un “ma”. Anzi, un «però». «Però la Meloni – ha sostenuto Conte – deve dimostrare di non essere leader di partito, ma di aver capito di sedere nella posizione di presidente del Consiglio». Come? Ovviamente «imponendo» le dimissioni a Delmastro e Donzelli. Una richiesta arrivata anche da Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e sinistra e, con toni appena più sfumati, da Elena Bonetti di Azione-Italia Viva.

FdI: «Lo Stato è sotto attacco. Noi abbassiamo i toni subito»

Non resta così che rivolgersi a quelli con il “dna sbagliato” per trovare parole di responsabilità, con quella formula del “senza se e senza ma” che una volta era tanto cara alla sinistra. «FdI da subito abbasserà i toni, ritenendo doveroso favorire la collaborazione fra i partiti», hanno detto i capigruppo Tommaso Foti e Lucio Malan, ricordando che «è fin troppo chiaro che in questi giorni è lo Stato ad essere sotto attacco e che esso va difeso, senza dover ulteriormente alimentare una normale polemica politica» e auspicando che «si torni tutti a una dialettica politica responsabile, lasciando agli organi preposti le soluzioni che sono state loro affidate».

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