“De profundis” per il centro dall’ex-dc Rotondi: «Nell’era Meloni non c’è spazio per i cespugli»
Cespugli centristi addio, rien ne va plus. Eh sì, i giochi sono fatti ed è inutile puntare ancora sulle magnifiche sorti e progressive di un sempre più fantomatico polo di mezzo. Di tanto almeno è convinto, non un bipolarista della prima ora, ma un democristiano doc come Gianfranco Rotondi, uno – per intenderci – che insieme a Lorenzo Cesa ancora si batte per riportare il simbolo dello scudocrociato sulla scheda elettorale. Nel frattempo, ha schierato a favore di Fontana e Rocca la lista “Verde è popolare“, partito di ispirazione ambientalista da lui fondato nel 2021.
Rotondi intervistato dall’Adnkronos
Eppure le parole che ha dettato all’Adnkronos sono inequivocabili. Eccole: «Tramonta la suggestione di un polo centrista appaltato a Renzi e Calenda ma non c’è più spazio neppure per cespugli centristi, come dimostra il flop di tutte le civiche…». Un vero de profundis intonato a perenne sconsolazione di quanti, in quest’ultima campagna elettorale, hanno tentato di mettere in piedi una suggestione centrista “distinta e distante” da destra e sinistra. “Poveri illusi”, sembra dire Rotondi agli sconfitti dioscuri del sedicente Terzo polo. Parole pesanti, se solo si pensa alle ultime politiche l’ex-dc è stato eletto in uno dei 15 collegi uninominali garantiti da Fratelli d’Italia ai centristi di Noi moderati, la quarta gamba del centrodestra.
«Lo scudocrociato porta in dote io cattolicesimo politico»
«Nel tempo di Giorgia Meloni – spiega Rotondi – tornano di moda le identità politiche». Ragion per cui, avverte, «non ha senso un centro senza una ipotesi culturale e politica». Il fondatore di “Verde è popolare”, tuttavia, difende quel che lo storico simbolo della Balena Bianca rappresenta e può rappresentare in un centrodestra a trazione meloniana. Una sorta di valore aggiunto per la cifra di governo. E spiega: «Il ritorno dello scudocrociato traccia una precisa scelta culturale prima che politica: accanto alle tre forze del centrodestra – FdI, Lega e FI – torna una traccia schietta e riconoscibile del cattolicesimo politico».