Confermata la condanna di Oseghale per la violenza sessuale su Pamela. Meloni: un pensiero a lei
È stata confermata, dopo un’ora di camera di consiglio, dai giudici di secondo grado della Corte di Assise di appello di Perugia, fra gli applausi dei presenti in aula, la condanna di Innocent Oseghale al processo di appello bis per la sola violenza sessuale nei confronti del nigeriano, già condannato per aver ucciso e fatto a pezzi Pamela, la 18enne romana che si allontanò dalla comunità di Corridonia e i resti furono poi ritrovati in due trolley a Pollenza, in provincia di Macerata, nel gennaio di cinque anni fa.
E questo nonostante, nel corso dell’udienza, l’avvocato Umberto Gramenzi, legale insieme a Simone Matraxia, di Innocent Oseghale, avesse sostenuto ripetutamente che “la violenza sessuale” su Pamela “non è provata”.
“Nel 2018 Pamela Mastropietro fu violentata, uccisa e fatta a pezzi a soli 18 anni – scrive su Twitter la premier Giorgia Meloni. – Per l’omicidio fu condannato all’ergastolo Innocent Oseghale. Oggi la Corte d’assise d’Appello ha confermato la condanna anche per il reato di violenza sessuale. Un pensiero a Pamela e ai suoi cari”.
Il sostituto procuratore generale Paolo Barlucchi, aveva chiesto alla Corte la condanna alla pena dell’ergastolo per Oseghale.
“C’è o no prova che ci sia stata violenza sessuale”, aveva detto in aula il sostituto procuratore generale sottolineando che “il punto fondamentale è che è stato accertato che c’è stato almeno uno rapporto sessuale non protetto con Oseghale”.
Il sostituto procuratore generale ha anche sgombrato il campo: “Pamela non era una prostituta”, ha precisato, “la sentenza della Corte di appello usa un’espressione gentile ed esatta secondo cui Pamela usava il suo corpo per avere quello di cui aveva un bisogno impellente”, per avere “eroina”.
“C’è una verità nella vita di Pamela che è la sofferenza psichica, la sofferenza che si fa disturbo psichico e dipendenza da eroina”, ha continuato spiegando di aver ripensato al “film Accattone di Pasolini” di cui mi colpì la frase quelli come me l’inferno ‘lo hanno già sofferto in terra’.
“Se penso a Pamela penso a una persona che ha sofferto – ha proseguito. – Nessun giudizio morale sulla vittima, comprensione e affetto”.
Negli atti processuali, aveva, invece, sottolineato Gramenzi, “non c’è nulla di nulla per l’aggravante della violenza sessuale”.
“E’ duro spiegare a questi genitori come dopo cinque anni ancora si debba discutere se Pamela, in un contesto così demoniaco da essere stato definito un ‘unicum’ nella criminologia criminale degli ultimi 50 anni, sia stata vittima di violenza sessuale”, aveva replicato l’avvocato Marco Valerio Verni, zio di Pamela Mastropietro e legale di parte civile.
L’avvocato Verni aveva sottolineato che “è stato complicato spiegare ai genitori della ragazza” questo nuovo processo considerando che oggi ”viene considerata violenza sessuale una pacca sul sedere o un apprezzamento fuori dalle righe”.
Secondo il legale di Oseghale, invece, “non ci sta nessun atto processuale” che colloca il rapporto sessuale tra Oseghale e la ragazza all’interno dell’abitazione di lui e che stabilisce sia avvenuto dopo l’assunzione di droga da parte della 18enne.
“La dose di stupefacente assunta era al di sotto della dose terapeutica ed era in grado di creare uno stato di incapacità?”, ha chiesto poi il legale.
“Il mio appello è attenervi alle risultanze processuali senza perseguire un fine di vendetta che non si sposa con la giustizia”, aveva detto, a sua volta, l’avvocato Simone Matraxia, l’altro legale di Innocent Oseghale rivolto ai giudici.
Il legale, secondo il quale la violenza sessuale non è avvenuta, ha chiesto che “la sentenza rispecchi le risultanze processuali”.
“Se viene meno il movente derivante da un rapporto sessuale non credo venga meno l’impalcatura della sentenza”, ha continuato l’avvocato Matraxia, secondo il quale il “movente sessuale non è il presupposto giuridico e logico per giungere a questo esito”.
Ricordando quanto ha deciso la Cassazione, Matraxia ha sottolineato che “non per forza il gesto è da ricondurre a un movente ben preciso, può risalire a radici diverse”.
Se dovesse essere esclusa l’aggravante della violenza sessuale e dovesse quindi cadere l’ergastolo, deciso in primo e secondo grado, è perché “per quei reati non è previsto l’ergastolo e non perché qualcuno voglia fare uno sconto di pena ad Oseghale”, ha concluso il penalista.
Ma i giudici di secondo grado hanno confermato la condanna di Oseghale per violenza sessuale.