“Ammazziamo la Casellati!”. Per il giudice non è una minaccia ma solo odio. E gli “haters” festeggiano

10 Feb 2023 17:32 - di Hoara Borselli

“Uccidiamo la Casellati!”. Così due odiatori da tastiera hanno minacciato in modo violento la senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ma il gip ne ha deciso l’archiviazione: non erano minacce reali e pericolose. Sembra di leggere l’inizio del testo di una nuova commedia dell’assurdo, dove i ruoli si ribaltano e assumono l’aspetto di una messinscena grottesca.
Purtroppo è la triste realtà.
I messaggi d’odio comparsi sui social dell’allora presidente del Senato recitavano così: «Ammazziamo la Casellati», «Voglio uccidere la Casellati», poi altre frasi sconnesse tipo «Spacca tutta polvere, schianta rullio arma, uccidere, più pericoloso, potente… attacca il presidente Casellati». In quello stesso periodo al Ministro dell’attuale governo Meloni erano state inviate anche lettere anonime che avevano dato inizio all’escalation d’odio e per questo era stata depositata una denuncia in Procura.
Le motivazioni che hanno portato il pubblico ministero e il giudice alla richiesta di archiviazione sono le seguenti: quella minaccia non era reale ma solo espressione di uno squinternato odio politici nei confronti dell’allora Presidente del Senato e attuale ministro per le riforme istituzionali.
Si sarebbe trattato di «espressioni sintomatiche di un atteggiamento di marcata ostilità verso la presidente del Senato» ma non di un piano violento premeditato.
Non si tratterebbe di esternazioni particolarmente allarmanti. Se solo questo non bastasse per dare inizio a una testo kafkiano, lascia ancora più basiti leggere, come riportato dal Gazzettino, che il magistrato ha sottolineato non esserci mai stati contatti reali tra la vittima e gli indagati. Come fosse un’attenuante aver evitato involontariamente qualcosa di peggiore legato a un preciso messaggio di morte. Ma soprattutto lascia ancora più attoniti la motivazione della richiesta di archiviazione : “Senza lo staff,non si sarebbe accorta dei post violenti”.
Una sentenza che non può non far discutere dopo le battaglie quotidiane su questo tema. La rete social è investita da leoni da testiera che con i loro insulti giornalieri e minacce violente , vanno in qualche modo contrastati. Ciò che è accaduto al Ministro Casellati, potrebbe diventare un boomerang inconsapevole.
Da oggi gli odiatori potrebbero sentirsi legittimati a continuare e alzare il tiro.
Se “ammazzare” non è poi così allarmante, fino a che punto potranno spingersi oltre?

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