Nordio: «Su Cospito decidono i magistrati. Il 41 bis? Non si tocca». Piantedosi: «Non ci faremo condizionare»

31 Gen 2023 13:52 - di Sveva Ferri
cospito nordio

Non spetta al governo, ma alla magistratura la decisione sul 41 bis di Alfredo Cospito. A chiarirlo è stato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel corso di una conferenza stampa congiunta con i ministri degli Esteri, Antonio Tajani, e dell’Interno, Matteo Piantedosi. Dopo aver ricostruito la posizione giuridica di Cospito, inserita in «una materia dannatamente complicata e sulla quale sono intervenute diverse leggi e interpretazioni giurisprudenziali», Nordio ha chiarito che «la magistratura è assolutamente sovrana e il ministero non può minimamente intervenire». Almeno non fino a quando sul tema non si sarà pronunciata la Cassazione.

Nordio: «Sul caso Cospito la parola spetta alla magistratura»

«Qualsiasi decisione attuale anche sulla richiesta di revoca del 41 bis (la cui applicazione fu disposta ai tempi del ministro Cartabia, ndr) non può e non deve essere adottata se prima non riceviamo i pareri delle autorità giudiziarie», ha quindi aggiunto Nordio, ricordando che «il difensore di Cospito ha inoltrato a gennaio, pochi giorni fa, una domanda di revoca del 41 bis, innestando un procedimento parallelo, che devolverebbe al ministro della Giustizia la possibilità di mutare la condizione del 41 bis». «In realtà – ha chiarito il ministro – si tratta di un’interpretazione molto opinabile perché questa legge è stata cambiata varie volte. Una cosa comunque è certa: anche questa prerogativa transita attraverso un parere delle autorità giudiziarie, che sono la direzione nazionale antimafia, il giudice di sorveglianza e anche il pm che segue il processo in corso, che pende davanti alla corte di Cassazione ed è stato sospeso».

«Il 41 bis non si tocca. Lo sciopero della fame? Se accettassimo, lo farebbero tutti i mafiosi»

Dunque, «se i pareri delle autorità giudiziarie sulla richiesta di revoca del 41 bis siano o no vincolanti è questione controversa e ne studieremo tutti gli aspetti, ma la decisione sarà presa dopo un maturato studio della situazione giuridica», ha chiarito Nordio, ricordando comunque che sul caso Cospito «abbiamo chiesto i pareri subito» e «celeri». Anzi, «dovrebbe essere in arrivo già oggi quello dell’Antimafia». «Per l’importanza politica che riveste la vicenda, che riguarda altri ministeri, penso sia probabile che sia poi discussa dal Consiglio dei ministri», ha proseguito il ministro, spiegando che «l’argomento è emerso ieri, non è stata assunta nessuna decisione ma se ne potrà discutere». «E penso – ha sottolineato ancora il Guardasigilli – possa essere addirittura attuata una discussione parlamentare sulla questione in generale, in modo da capire quali siano le posizioni delle varie forze politiche». Ma per Nordio «in questo momento storico è indispensabile mantenere il 41 bis», mentre «se un domani le cose dovessero cambiare cambierebbero anche le leggi». Oggi comunque «non si tocca», ha sottolineato, spiegando che lo sciopero della fame di Cospito non può in alcun modo incidere sulla decisione, anche perché rappresenterebbe un precedente del quale potrebbero giovarsi tutti i mafiosi al 41 bis.

Le violenze anarchiche sono «prova che rimane il legame tra il detenuto e i suoi compagni»

Detto ciò, però, Nordio si è anche soffermato sul fatto che «questa ondata di violenze e gesti vandalici e intimidatori costituiscono prova che questo legame tra il detenuto e i suoi compagni esterni rimane, cosa che tenderebbe a giustificare il 41 bis», ribadendo che «lo Stato non può venire a patti o dare il segno essere intimidito da attività violente o minacciose». Si tratta della linea emersa chiaramente dal consiglio dei ministri di ieri e confermata nella conferenza stampa di oggi. «Non ci faremo condizionare», ha avvertito anche Piantedosi, spiegando che «per quanto riguarda il problema delle ricadute sull’ordine pubblico, i fatti di questi giorni hanno imposto delle riflessioni» sulla opportunità di «innalzare il livello di attenzione rispetto da alcune effervescenze che si sono manifestate in maniera anche molto critica». «Sicuramente ci saranno altre manifestazioni come quella di sabato sera a Roma», ha proseguito il ministro dell’Interno, ricordando che la galassia anarchica da anni è attenzionata dagli organi di sicurezza e che ugualmente è monitorato il rischio di un «ricompattamento» tra area anarchica e galassia antagonista.

Piantedosi: «Non ci faremo condizionare»

«Se guardiamo la metodologia che gli anarchici hanno praticato negli anni dovremmo innalzare il livello di attenzione alle sedi istituzionali», ha sottolineato Piantedosi, che per domani ha convocato una riunione del Comitato analisi strategica antiterrorismo, che presiederà personalmente. E un innalzamento dell’allerta è stato diramato anche per le sedi diplomatiche all’estero, che, come spiegato da Tajani, da dicembre sono oggetto di «un crescendo di attacchi terroristici o dimostrativi». «Non ci sono motivi né per dire che va tutto bene e non è successo niente né per dire che siamo con la minaccia terroristica dietro l’angolo. Faremo le nostre valutazioni e prenderemo le decisioni», ha chiarito Piantedosi, lodando le forze dell’ordine per «la competenza e l’equilibrio che hanno dimostrato nel non raccogliere provocazioni sabato sera a Roma». «Si è contenuto il livello di virulenza e contrapposizione che era stato messo in campo e quindi sottolineo la freddezza, la competenza e la professionalità degli operatori della polizia di Stato che si sono frapposti senza che ci fossero danni ulteriori. Questa – ha detto Piantedosi – sarà la cifra a cui impronteremo tutte le iniziative che dovremmo adottare in futuro».

 

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