La storia della sezione Balduina in un libro di Guidi: il coraggio, gli scontri, le lotte nel racconto dei protagonisti
Non è un caso che la fine dell’esperienza del Pdl (in cui era confluita Alleanza nazionale) e l’inizio dell’avventura di Fratelli d’Italia abbiano coinciso, cronologicamente, con una vera e propria esplosione editoriale di racconti, studi e approfondimenti sul Movimento sociale italiano. Le memorie dei tanti protagonisti di una storia che si avverte ormai conclusa si sono incrociate con le foto, i documenti, i manifesti, gli appunti programmatici conservati nei cassetti e ne è venuta fuori una serie di titoli interessanti, di quelli che compongono una storia collettiva.
Ultimo arrivato il testo di Federico Guidi, Quelli della Balduina, (ediz. Settimo Sigillo), sulla famosa sezione del quartiere di Roma Nord che negli anni Settanta era spesso al centro delle cronache politiche cittadine. Preceduto da un altro racconto, che riassume la storia della sezione Aurelio, C’era una volta mio fratello, il libro che Andrea Augello ha dedicato al fratello Tony, prematuramente scomparso nel 2000. Storie in qualche modo intrecciate perché proprio i fratelli Augello furono tra gli artefici della riapertura della sezione Balduina nella metà degli anni Novanta. Contribuendo a riannodare i fili di una narrazione che andò poi avanti con la sezione trasformata in un circolo di An e poi del Pdl e oggi di FdI sotto la guida dell’autore del libro, Federico Guidi. Ma non va dimenticato che questo tipo di scritti ha nei due volumi di “Attivisti“, storia delle sezioni romane del Msi, realizzati da Antonio Pannullo nel 2014, una sorta di modello ispiratore, un canovaccio dal quale partire per approfondire e raccogliere testimonianze.
E’ interessante interrogarsi sulle ragioni di questa voglia di raccontarsi. Proprio quando la diaspora della destra è al suo massimo, si mettono nero su bianco i ricordi e le emozioni. Proprio quando si avverte che una storia è divenuta irripetibile la si narra. Non più oralmente (ti ricordi di quando tizio o caio…). No, la si fissa per sempre. E non fu solo storia di scontri, di repressione, di mutuo soccorso tra sezioni continuamente sotto attacco, di lutti. Ci fu anche la goliardia, ci fu l’amicizia, ci fu l’approfondimento, le letture, le riviste, l’illusione di cambiare il mondo e il partito.
Dunque la storia del Msi e delle sue sedi, quelle che gli attivisti dell’altra sponda chiamavano covi fascisti da chiudere col “fuoco”. Due segretari della sede di Balduina subirono infatti un attentato: Tommaso Manzo sopravvisse a un agguato sotto casa, il 28 gennaio del 1975. A sparargli un commando di tre terroristi. Due anni dopo tocca a Enrico Tiano, colpito mentre sostava davanti alla sezione. Una escalation di violenza che porterà poi all’uccisione di Walter Rossi, il 30 settembre del 1977. Sono date importanti per ricostruire un clima, quello dell’attivismo romano che aveva principalmente un solo scopo: la sopravvivenza politica in un territorio dove si resisteva sotto assedio. Questo fu l’attivismo missino. I tempi della militanza arriveranno dopo, quando la permanenza in una sede, in un circolo di partito, aveva invece l’obiettivo di cementare una microcomunità.
I tempi dell’attivismo restano scolpiti nella memoria di chi li ha vissuti. Federico Guidi fa parlare i testimoni, quelli che c’erano e hanno visto e hanno cose da raccontare. Non riteneva forse Erodoto che solo chi era presente ai fatti potesse tramandarne la memoria? Ne scaturisce una versione che è veritiera ma che trasfigura anche in senso “epico” gesta a cui quando si è giovani non si attribuisce la giusta importanza. Storie simili, ovvio, si possono narrare (ed è stato fatto e si farà ancora) anche per altre sedi, per altri gruppi di attivisti, i “guerrieri metropolitani” della Fiamma. Conservare la memoria è il primo passo da compiere per ricostruire una vicenda collettiva, la storia di un partito. Che è fatta di date, di congressi, di leader ma anche di quella che un tempo si chiamava la “base”. E’ la storia minuta che riesce a restituire meglio della grande storia, quella di tipo accademico, la realtà, soprattutto la realtà umana, di un mondo che non si sentiva affatto lugubre e sconfitto ma era mosso da un poderoso spirito di avventura. E tenuto insieme da un senso di fratellanza (il famoso “cameratismo”) che andava oltre i legami di sangue anche se proprio la sezione Balduina vedeva impegnate intere famiglie (tutte collegate alla corrente rautiana del Msi). Il libro di Guidi è stato presentato poche settimane fa proprio nel quartiere oggetto del racconto in una affollatissima riunione che ha visto oratori Claudio Barbaro, Riccardo Andriani, Bruno Socillo e Marco Clarke, oltre all’autore. Non resta allora che immergersi in quelle pagine e in quei racconti per cogliere il senso e il sentimento di un tempo. Sicuramente concluso. Ma non certo sprecato.