La bufala della lobby nera firmata Fanpage. Il pm di Milano: “Non ci sono prove…”

12 Gen 2023 20:55 - di Stefania Campitelli

Il soufflé si è sgonfiato. Come era prevedibile. L’inchiesta dei soloni di Fanpage (subito ripresa ed enfatizzata da Piazza Pulita) sulla lobby nera milanese, che ha gettato fango sull’eurodeputato Carlo Fidanza e la consigliere comunale Chiara Valpecina di FdI, si è rivelata una patacca. Una bufala mediatica ad uso elettorale.

Lobby nera, il pm archivia: non ci sono prove

“Bisogna concludere nel senso dell’insussistenza delle ipotesi di reato formulate. Perché dalle indagini svolte non sono emersi elementi in grado di confermare quanto emerso dai video che hanno dato origine al procedimento”. È questa la conclusione del sostituto procuratore di Milano Giovanni Polizzi nella richiesta di archiviazione per l’indagine  nata da un’inchiesta giornalistica.

Nel mirino 8 indagati tra cui Fidanza di FdI

Nel mirino otto indagati accusati, a vario titolo, di finanziamento illecito e riciclaggio. Trai quali anche l’eurodeputato leghista Angelo Ciocca. “Le affermazioni di Roberto Jonghi Lavarini e di Carlo Fidanza sul sistema di riciclaggio e illecito finanziamento ai partiti non hanno trovato riscontro nelle indagini svolte sull’attività del commercialista Mauro Antonio Rotunno. Che, a dire dei due, avrebbe dovuto avere un ruolo chiave. Parrebbe quindi trattarsi di un progetto futuro rimasto ancora in fase iniziale. Nel momento in cui sono subentrate le indagini penali”, si legge nel provvedimento di sei pagine inviato al gip.

Sei pagine di provvedimento per dire che il reato non sussiste

“Anche se Jonghi Lavarini ha affermato, in uno dei video, che si tratta di un sistema già utilizzato, va dato atto che di ciò non è stata rinvenuta alcuna conferma”, continua il pm. Insomma sarebbero emersi elementi che inducono il sospetto del ricorso a finanziamenti illeciti. Sospetti, zero prove. “Le affermazioni degli indagati registrate dai video e la consegna della valigia che avrebbe dovuto contenere il denaro,  stando alle risultanze delle indagini,  non hanno restituito riscontri convergenti. E concludenti. Al punto da consentire di sostenere l’accusa in giudizio”.

Meloni: non caccio dal partito per un aperitivo sbagliato

Il reato non c’è. Eppure sull’inchiesta patacca di Fanpage la sinistra ha lanciato il solito plotone d’esecuzioni. In più occasione i giornalisti militanti e più schierati hanno preteso che a Giorgia Meloni cacciasse dal partito i soggetti coinvolti nell’inchiesta. La leader di FdI, a ragione, ha sempre risposto di voler aspettare la conclusione delle indagini.  E si è detta certa dell’onestà di Fidanza. “Non caccio nessuno per un aperitivo sbagliato”.

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