Joia – Milano

19 Gen 2023 0:01 - di Redazione

Joia
Via Panfilo Castaldi, 18 – 20124 Milano
Tel. 02/29522124
Sito Internet: www.joia.it

Tipologia: ricercata – vegetariana
Prezzi: menù degustazione 115€ e 125€, solo a pranzo piatto quadro a 25€
Chiusura: Domenica e Lunedì

OFFERTA
Aperto da più di trent’anni, Joia è da sempre una garanzia se si vuole mangiare una cucina vegetale che non significa necessariamente privazione. Lo chef Pietro Leemann è un grande conoscitore del mondo vegetale e i suoi piatti lo testimoniano: qui le “semplici” materie prime che sono alla base di una sana alimentazione vengono trattate con mano sapiente e grande senso estetico, creando delle pietanze che appagano sia il palato che gli occhi. Il menù serale si compone di due percorsi degustazione – da 115 e da 125 euro, rispettivamente da 6 e da 8 portate -, mentre a pranzo c’è la possibilità di assaggiare il “piatto quadro”, un mix di assaggi che cambiano di frequente, come del resto tutto il menù che segue la stagionalità dei prodotti che lavora. Dopo due piccoli appetizer gentilmente offerti – gelatina fatta con agar agar e farina di carruba, germogli di crescione e maionese al miso e una caponata di verdure con mango e kumquat – abbiamo assaggiato “Elogio alla Purezza”, un cuore di carciofo cotto nel brodo dashi ripieno di una sorta di insalata russa al wasabi (dosato alla perfezione) e arricchito da un pesto di sedano e timo. “Riflessione su dove vorrei essere, qui” si è rivelata un’ottima vellutata di patate aromatizzata da curry indiano e cocco (bilanciamento equilibratissimo), con il piacevole contrasto della salsa di lampone e yogurt vegetale mantecato ai semi di finocchio. “L’ombelico del Mondo” è da sempre un risotto che mano mano cambia ingredienti: stavolta era con zucca delica, funghi shitake, crescenza di anacardo e salsa allo zafferano di Calabria, quest’ultima un po’ invadente a nostro avviso. A seguire l’eccellente “Nulla si crea”, ovvero una sfera di topinambur, miglio e tartufo (lievissimo il sentore), adagiata su una salsa bernese di carote e Lou Blau (erborinato delicato) e demi-glace alla rapa rossa. Discreta la degustazione di tre tipi di formaggio, per la quale abbiamo scelto due completamente vegetali – uno a base di mandorle e miso e l’altro con anacardi, peperone e paprika – e uno simile al camembert, serviti con una mostarda di frutta e una fettina di pane. Una poesia giapponese in stile Haiku accompagna il dolce chiamato con lo stesso nome: composto da due creme catalane, alla vaniglia e al caffè, accompagnate da panna doppia e perle di tapioca al frutto della passione, si è rivelato delicato e poco dolce, con la crema al caffè dal sapore un po’ diluito. In chiusura un ottimo caffè giustamente estratto e dal piacevole aroma.

AMBIENTE
Alla prima sala che affaccia sulla strada, ne segue un’altra che è la principale e la più grande, mentre in fondo, vicino alla cucina c’è una piccola saletta più intima che, grazie a una piccola finestra, permette di vedere il lavoro dello chef.

SERVIZIO
Professionale e cortese, preciso nello spiegare i piatti e i corretti abbinamenti con il vino.

Recensione a cura di: Milano de La Pecora Nera – ed. 2022 – www.lapecoranera.net

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