Emanuela Orlandi, il giallo della cassetta arrivata all’Ansa: fu manipolata? Ma la voce era della 15enne

28 Gen 2023 16:07 - di Lorenza Mariani
Emanuela Orlandi

Emanuela Orlandi, tante ipotesi, molti depistaggi, nessuna verità acclarata, e una sola certezza: sul sequestro e sull’esito del rapimento. Come su mandanti, esecutori, complici e fiancheggiatori, a distanza di quarant’anni non è ancora possibile mettere la parola fine. Solo ieri, nello studio di Quarto Grado, il conduttore Gianluigi Nuzzi e l’ex agente della Digos Antonio Asciore, ospite del programma, hanno messo in discussione schemi e teoremi togliendo e analizzando dal mosaico della ricostruzione una tessera importante: quella relativa a un’audiocassetta, consegnata alla sede romana dell’Ansa il 17 luglio 1983: 13 giorni dopo il rapimento della 15enne. E la storia relativa a quel reperto e alla sua gestione, fa capire l’ex agente dei servizi in tv, apre a dei risvolti che presentano diverse contraddizioni. Ma andiamo con ordine, anche facendo un passo indietro…

Emanuela Orlandi, il mistero della cassetta consegnata all’Ansa

Intanto, cominciano col dire che 12 giorni prima che spuntasse quel nastro all’Ansa, il 5 luglio 1983, a casa della famiglia di Emanuela arriva una strana telefonata. Una chiamata in cui un uomo, con intonazione anglofona, fa sentire ai genitori la voce apparentemente registrata dalle figlia che dichiara le sue generalità. Poi, il 17 luglio, a conferma del sequestro, all’Ansa arriva la cassetta che registra apparentemente voci maschili di sottofondo e le grida disperata di una ragazzina. Quarto Grado, ha intervistato l’ex agente della Digos Antonio Asciore: l’uomo che fisicamente prese in mano l’audiocassetta dall’Ansa per consegnarla agli inquirenti. L’uomo che fu tra i primi ad ascoltarla. E che ieri, sia intervistato in un servizio registrato, che a Nuzzi nello studio di Rete 4, ha asserito con drammatica certezza: «Era di una crudeltà che faceva rimanere freddi, faceva paura».

L’ex agente a “Quarto grado” sulla cassetta: diverse versioni e trascrizioni discordanti

Ed è a questo punto che emerge un ennesimo dubbio, un’ultima, possibile, verità: sembra che di quella cassetta esistano diverse versioni, oltre che trascrizioni discordanti, in mano ai servizi segreti. Asciore, infatti, ha smentito che la versione in possesso della trasmissione – oltretutto lunga meno della metà di quella da lui ascoltata da tempo – sia la stessa. «Non è la stessa cosa, perché l’audio era più chiaro – ha spiegato l’ex agente dei servizi –. Poi si sentiva una voce maschile che urlava, ma qua non ci sta niente. Ci sta solo il lamento della ragazza. Perché questi rumori, probabilmente, sono stati messi da qualcuno per nascondere le voci, forse riconoscibili, degli uomini». Aggiungendo una sua ipotesi finale, che getta ancora di più – se possibile – nello sconforto: la cassetta potrebbe essere stata «rovinata volutamente da qualcuno. Ma da chi? E perché?».

La voce è, con altissima probabilità quella di Emanuela Orlandi

Su questo incredibile “caso nel caso”, insomma, fumosità e sospetti si fanno ancora una volta più densi. E su tutto, alla famiglia di Emanuela. Al fratello Pietro che dal minuto dopo la scomparsa della sorella si batte con veemenza in cerca della verità, resta una consapevolezza. Quella che lui stesso dichiara: su un documento del Sismi c’è scritto che nella cassetta inviata all’Ansa la voce è, con altissima probabilità quella di Emanuela. Pertanto, sul caso del suo sequestro. Della sua scomparsa. Dei responsabili e dei possibili complici, una cosa è indubitabile e resta invariata negli anni: dire che il giallo si riapre è impreciso. Perché quel mistero, dopo quarant’anni, è tutt’altro che svelato e risolto. Nei decenni, infatti, a fasi alterne e a intervalli irregolari, nuovi sospetti. Medesimi dubbi. Rivisitazioni di vecchi indizi e analisi delle piste – diverse ipotesi e molti depistaggi – si sono susseguiti senza soluzione di continuità.

La serie Netflix e l’apertura di un’inchiesta da parte del Vaticano

Poi, negli ultimi mesi, la serie Netflix, Vatican girl. E la notizia, di qualche settimana fa, secondo cui il promotore della giustizia Vaticana Alessandro Diddi avvierà nuove indagini in relazione alla scomparsa di Emanuela Orlandi. E dunque l’apertura del fascicolo – la cui notizia è stata confermata anche dalla sala stampa vaticana. Legata ad una serie di istanze presentate in passato da Pietro Orlandi – riaccendono i fari. Fari mai del tutto spenti, sulla drammatica vicenda. Una storia che da troppo ormai attende venga apposta in calce la parola fine

 

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