Cellulari, l’allarme degli studiosi: “Dopo la pandemia il 50% dei bambini ne ha uno prima dei 10 anni”
Cellulari in mano agli adolescenti. Da due anni anche ai bambini sotto i 10 anni. “Nel 2020 è cambiato tutto. Con i bambini chiusi in casa, le lezioni a distanza, una vita spostata nella dimensione digitale, le famiglie hanno comprato lo smartphone anche ai più piccoli”. Ne parla a Repubblica Paolo Ferri, docente di Teoria e tecnica dei nuovi media alla Bicocca di Milano. Studioso dell’impatto della Rete sui giovanissimi.
Allarme cellulari, nel 2020 è cambiato tutto
“Quando nel 2013 ho scritto Nativi digitali non immaginavo che ci saremmo trovati di fronte a questa emergenza. La pandemia e la didattica a distanza hanno stravolto il rapporto tra la tecnologia e i bambini”. Oggi in Italia, come in Inghilterra o negli Usa, una serie di ricerche rivelano l’abbassamento dell’età dei possessori del primo smartphone. Secondo i dati Ofcom (Office of Communications) il 44% dei bambini inglesi di nove anni e il 91% dei ragazzini di undici anni ha uno smartphone di sua proprietà.
Il 58% ha uno smartphone prima dei dieci anni
“Prima del lockdown e della didattica a distanza – osserva Ferri – almeno nella fascia della scuola primaria erano i genitori a dare il loro telefono ai figli. Mantenendone il controllo. Nel 2020 è cambiato tutto”. Un cambiamento epocale. Se nel 2020 i bambini tra i sei e i dieci anni “possessori” di uno smartphone erano il 23,5%, il numero sale addirittura al 58,4% nel 2021. Praticamente un bambino su due oggi ha nello zainetto uno strumento potentissimo con cui navigare. Entrare nei social, accedere a siti (ad esempio porno) in grado di turbarlo in modo profondo.
La scuola e la famiglia non educano all’uso del web
«Siamo di fronte a una vera emergenza – ammette Ferri – perché né a scuola né in famiglia si educa all’uso del mezzo. Del resto i primi a utilizzare i cellulari in modo scorretto sono gli adulti. Le madri allattano e i padri danno il biberon guardando lo smartphone, chattando in continuazione. È evidente che questa è una cattiva educazione digitale”. L’età giusta del primo cellulare, suggerisce Ferri, sarebbe tra i 12 e i 14 anni. In realtà ciò che veramente espone i giovanissimi al rischio è l’accesso precoce ai social. “Lì accade di tutto, lo sappiamo. Dalla mistificazione della realtà al cyberbullismo. Contenuti che di certo un bambino non riesce a decodificare da solo”.
L’immaginario dei bambini si impoverisce
La pensa così anche Gianluca Daffi, docente di Psicologia alla Cattolica di Milano. “Forse vado controcorrente ma sono sicuro che almeno fino a metà delle scuole medie i ragazzi dello smartphone potrebbero fare meno. Questi dati sono allarmanti perché ci dicono che, soprattutto nell’infanzia, l’interazione continua con la tecnologia impedisce a diversi circuiti neurologici di attivarsi”. Se nel momento in cui un bambino si affaccia alla vita, spiega Daffi, al posto del mondo che lo circonda gli faccio vedere lo schermo di un telefonino, di certo il suo immaginario si impoverisce”.