Andreoni: “Zaia ha avuto ragione sui test rapidi. In quel momento era la decisione giusta”
“Luca Zaia ha ragione”. Nella ‘disfida’ dei tamponi rapidi tra il microbiologo del Pd Crisanti e il governatore del Veneto, interviene Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Zaia ha spiegato tutti i punti della questione in una lunga intervista al Corriere della Sera. Una questione medico-scientifica corredata da intercettazioni e da ‘processi sommari’ fatti in tv da Report. Il professor Andreoni interviene da un punto di vista squisitamente medico sulla questione dei test rapidi. Il nodo polemico è infatti il ricorso diffuso da parte del Veneto ai test antigenici negli ospedali e nelle rsa per anziani. Per Crisanti i test antigenici Abott acquistati dalla Regione Veneto nell’estate del 2020, tra la prima e la seconda ondata Covid, sarebbero stati poco affidabili, circa al 70%. Il professor Andreoni mette un punto di chiarezza sull’argomento. Era l’unica decisione da prendere in un momento drammatico della pandemia.
Andreoni: “Zaia in quel momento delicato ha preso la decisione giusta”
“Che il tampone molecolare sia più sensibile ed efficace dell’antigenico, lo sa anche il governatore Luca Zaia. Ma se durante la pandemia c’era la necessità di fare più tamponi possibili, vista la situazione, usare i test rapidi non è stato un errore. Anzi. I tamponi antigenici, infatti, sono fondamentali per fare screening di massa. Zaia su questo ha avuto ragione”. Così all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni. Un giudizio netto, incontrovertibile, che smonta le accuse di Crisanti, oggi senatore del Pd. Che da tempo accusa i dirigenti regionali del Veneto di aver fatto troppi tamponi rapidi. “Sia chiaro – dice Andreoni, che distingue la questione sanitaria da quella politica-: la vicenda non è argomento che mi avvince in maniera particolare. In genere resto fuori dalle polemiche personali e poi non sono io a dover dire chi ha ragione e chi ha torto in questa querelle. Preferisco, invece, dare dei giudizi tecnici. E ribadisco, Zaia in quel momento delicato ha preso la decisione giusta”.
Ciccozzi: “Uno screening di massa era necessario”
Un coraggio ad esporsi che non riscontriamo in altri esperti intervenuti sull’argomento: “Non ho elementi per intervenire, nonostante la colleganza e la condivisione di idee con Crisanti che ha la mia stima, ma non ho contezza dei termini della questione per poter spingermi in un giudizio”. Se ne lava le mani anche Lopalco: “Sulla questione in se- dichiara Lopalco, docente di Igiene all’Università del Salento -“non ho elementi per giudicare il fatto specifico”. Invece dà ragione ad Andreoni (e dunque all’operato di Zaia) Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma. “Le cose vanno viste al momento, ovvero all’epoca dei fatti. E allora in piena pandemia Covid uno screening di massa era necessario poiché le persone da sottoporre al test erano tantissime. La scienza dà consigli e la politica deve decidere”. Così all’Adnkronos Salute, risponde sulla vicenda che ha visto contrapposti il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il microbiologo Andrea Crisanti
Andreoni: “Bene l’obbligo di tamponi per chi viene dalla Cina”
L’infettivologo Andreoni giudica positivamente l’operato tempestivo del governo sull’emergenza cinese: “Bene l’obbligo di sottoporre a tampone al momento della partenza i passeggeri che arrivano dalla Cina. Una misura che mi trova pienamente d’accordo”. Necessaria – è il suo giudizio- l’ipotesi di richiedere tamponi preventivi ai viaggiatori in partenza dal Paese asiatico e diretti nei Paesi dell’Unione europea, al vaglio della Commissione Ue. “I tamponi prima della partenza dagli scali cinesi sono necessari per due motivi – spiega Andreoni -: innanzitutto per intercettare e isolare i soggetti infetti, quindi per capire da quale variante del virus sono stati colpiti e che potrebbero aver trasportato”. Il “limite semmai – prosegue l’infettivologo – è un altro: essere negativi al momento della partenza non vuol dire che non si possa sviluppare in seguito la malattia. Dipende molto dal tipo di varianti e dal tempo di incubazione. Nel caso delle varianti Omicron il tempo di incubazione è di 2-3 giorni; quindi, hanno un esordio più rapido dal contagio“.