Agguato dei tifosi del Napoli ai romanisti, ecco come è scoppiata la rissa
È stato un agguato dei tifosi napoletani contro i romanisti ad accendere la violenta rissa esplosa fra i supporter delle due squadre sull’autostrada A1 nel tratto tra Monte San Savino e Arezzo, in Toscana, nell’area di servizio Badia al Pino direzione nord, la stessa dove nel 2007 morì il tifoso della Lazio Gabriele Sandri, ucciso dal proiettile esploso dall’agente Luigi Spaccarotella.
La conferma della dinamica dei fatti per l’accertamento delle responsabilità arriva dalle testimonianze raccolte dalle persone presenti a Badia al Pino al momento degli incidenti.
La Questura di Arezzo ha ricostruito i fatti e sta lavorando per identificare i tifosi coinvolti negli scontri esplosi alle 13.30 di ieri quando circa 350 tifosi del Napoli diretti a Genova si sono fermati all’area di servizio di Badia al Pino.
La polizia, già attivata in precedenza dal Questore di Arezzo, è intervenuto chiudendo l’ingresso all’area di servizio per impedire che un gruppo di tifosi romanisti, in transito lungo lo stesso itinerario, potesse venire a contatto con i tifosi del Napoli.
Ma non è bastato. Altri agenti che si trovavano in un’altra area di servizio denominata Arno sono stati fatti confluire sul posto.
I tifosi della Roma in transito, molto probabilmente avvisati della presenza dei napoletani, hanno rallentato la marcia fino a fermarsi all’altezza dell’area di sosta mentre una parte degli ultras del Napoli, posizionatasi lungo la recinzione, ha iniziato un fitto lancio di oggetti contundenti verso le auto presenti sulla carreggiata.
Entrambi i gruppi in brevi attimi si sono spostati all’altezza dell’uscita dell’autogrill e sono entrati in contatto per pochi minuti.
Un tifoso romanista di 43 anni è stato ferito con un’arma da taglio alla coscia e al polpaccio ed è stato portato in codice giallo all’ospedale San Donato di Arezzo. Successivamente il tifoso romanista, già conosciuto dalle forze dell’ordine, è stato arrestato con l’accusa di rissa aggravata. Nella giornata di oggi si terrà l’udienza davanti al giudice del tribunale con il rito direttissimo per la convalida dell’arresto. Dopo le cure in ospedale, il tifoso è stato trasferito nelle camere di sicurezza della questura.
Dopo circa 15 minuti i tifosi romanisti sono ripartiti, mentre quelli napoletani sono rimasti nell’area di servizio e successivamente scortati fino a Genova dalla polizia. L’autostrada è stata chiusa per circa 50 minuti in direzione nord.
Un’ottantina di tifosi napoletani sono stati subito identificati ieri sera a Genova, dove si erano successivamente recati per vedere la partita. Non si escludono arresti in flagranza differita.
“È stato un atto folle – ha detto il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi – che ha messo in serio pericolo l’incolumità dei viaggiatori e che ha bloccato una delle principali arterie di circolazione del nostro Paese. Contiamo di identificare i responsabili quanto prima e di chiamarli a rispondere in sede penale delle loro condotte e delle loro gravi azioni”.
“Rivedere queste scene mi ha hanno fatto molto male, mi hanno fatto rivivere il mio dolore, la mia sofferenza – dice Marisa Grasso, la vedova dell’ispettore Raciti, ospite di Radio Anch’io Sport su Rai Radio 1. – E pensare che altre famiglie ieri si potevano ritrovare in un attimo a vivere la tragedia che ho vissuto: è inaccettabile vivere queste situazioni”.
“Questi segnali di violenza non mi sono nuovi, c’erano già prima della morte di mio marito. Poi, dopo la tragedia, il 2 febbraio 2007, quasi 16 anni fa, lo Stato mi ha promesso che non sarebbero più accaduti questi fatti. Il 2007 lo chiamarono l’anno zero, doveva essere l’anno di cambiamento. – dice, amareggiata, la vedova Raciti. – Ci sono stati momenti bui e pesanti con la pandemia e ora, subito dopo Natale, rivedere queste scene mi ha hanno fatto molto male”.