Sondaggio, caos opposizione a sinistra. Nel Terzo polo cresce la fiducia verso la Meloni

5 Dic 2022 8:55 - di Michele Pezza
Opposizione

L’opposizione? Semplicemente non esiste. O, meglio, ne esistono tre, ognuna diversa e in competizione conare altre. Al punto tale da rendere vano ogni tentativo di farne un’armata prussiana. A certificarlo è l’istituto Demos di Ilvo Diamanti che ne ha ricavato un apposito sondaggio per Repubblica. Il governo – è il lato b dell’analisi del sociologo – può dormire sonni tranquilli. Il problema più grosso è l’incapacità del Pd, il partito più strutturato dell’opposizione, di rendersi attrattivo e calamitante per gli altri due segmenti.

Repubblica: «Opposizione divisa su tutta»

Prova ne sia che tra i tre leader attualmente minoranza politica – almeno secondo un precedente sondaggio di Demos – solo Giuseppe Conte «ottiene un grado di “riconoscimento” ampio anche oltre i confini del suo “partito”». E i leader, spiega ancora Diamanti, sono quelli che «forniscono identità». Il Pd, dunque, è il più strutturato ma non è trainante. Così come non lo sono il M5S né il Terzo polo (Azione + Italia Viva). I tre segmenti appaiono divisi su tutto, persino sulla prospettiva delle alleanza. Un’intesa tra Pd e M5S piace al 49 per cento degli elettori del primo e al 55 di quelli del secondo. Due percentuali che non indicano certo una voglia matta di stare insieme.

Dal 62% degli elettori di Calenda gradimento verso l’esecutivo

Va un po’ meglio l’ipotesi di alleanza tra Pd e Terzo polo, che incrocia il favore del 61 per cento degli elettori di Calenda e Renzi. Ma scende al 46 il favore di quelli del Pd. Mentre un’intesa complessiva piacerebbe solo al 48 per cento di dem, al 34 per cento dei votanti il Terzo polo e al 33 per cento di grillini. La cartina di tornasole di tale divaricazione la troviamo nel giudizio dell’opposizione sul governo Meloni. In questo caso ben il 62 per cento di chi vota Terzo polo mostra un grado di fiducia molto ampio verso l’attuale esecutivo. Un giudizio che si dimezza nel caso del M5S per scendere ulteriormente (22 per cento) nel caso del Pd. In altri casi si sarebbe parlato di opposizione una e trina. Oggi, invece, non si può che prendere atto della sua irrimediabile inconciliabilità.

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