Scuola: occupazioni, rito “obbligatorio”. I collettivi provocano il caos, i presidi: danni enormi

7 Dic 2022 10:54 - di Alessandra Parisi

Disordini, festini, danni agli edifici e poco sindacalismo. Anche quest’anno l’inizio dell’anno accademico si accompagna con le occupazioni degli istituti. Alcune già concluse altre appena iniziate. A Roma fa da capofila il liceo classico Virgilio nel cuore della Capitale.  Un rito obbligatorio. “Ci sentiamo minacciati da un governo che agisce in nome di valori incompatibili con l’identità di una generazione in continuo cambiamento”, dicono dal collettivo del Virgilio. La partecipazione, però, non è massiccia. L’attività didattica va avanti, almeno per una parte di studenti che non hanno voglia di occupare. Nel fine settimana sono stati occupati altri licei romani (Russell, Orazio e Avogadro). Un altro istituto, invece, – il Croce-Aleramo – è stata vandalizzato a poche ore dalla fine dell’occupazione. Con danni enormi.

Scuola, riparte il rito delle occupazioni

“Il conto alla fine potrebbe alla fine essere salato – spiega Mario Rusconi, presidente dell’AssoPresidi di Roma – solo lo scorso anno la Città Metropolitana cui spetta la gestione delle scuole superiori, conteggiò 500mila euro di danni e le occupazioni furono poche. La cifra dunque potrebbe salire. Ed è un paradosso enorme perché da un’iniziativa dei ragazzi si arriva ad avere una scuola rovinata”. Lo scorso anno il direttore dell’ufficio scolastico regionale diramò una circolare con la quale i presidi avrebbero potuto prendere dei provvedimenti di natura disciplinare. E quest’ anno pare intenzionato a far recuperare anche i giorni persi durante l’occupazione che finora sfiorano i cento giorni.

I presidi: una minoranza danneggia le scuole

«Su questo ci saranno dei problemi – prosegue Rusconi –  perché dovranno essere recuperate il sabato. Quando le scuole sono abitualmente chiuse, o durante il pomeriggio”. Il giudizio dei presidi è tranchant. “Da anni assistiamo quasi inermi a questa specie di rito antropologico – prosegue Rusconi intervistato dal Messaggero  – come se fosse dovuta l’occupazione. Ma non dimentichiamoci che sempre più spesso a governarla è una minoranza che prende possesso di un edificio a discapito di una collettività. Si chiama interruzione di pubblico servizio“.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *