Scuole occupate in corteo a Roma: i collettivi impongono la protesta con picchetti ed esterni

17 Dic 2021 11:26 - di Federica Parbuoni
corteo scuole roma

Si firmano «scuole romane in lotta», in realtà nel giorno del corteo da Piramide al ministero dell’Istruzione, emergono nuovi dettagli su come la protesta, giunta al termine di una tornata di occupazioni che ha coinvolto una cinquantina di scuole, non sia affatto rappresentativa delle scuole romane, ma di una minoranza che se n’è “appropriata”.

Il picchetto al liceo Tasso: «Ci impediscono di entrare»

In questi giorni erano già emerse le denunce di diversi studenti, infatti, che lamentavano la propria contrarietà all’occupazione, subita piuttosto che partecipata. Oggi casi analoghi si sono registrati anche rispetto allo sciopero. «Ci impediscono di entrare», ha raccontato un alunno del liceo Tasso, che si è trovato la strada sbarrata da un picchetto e che, come altri compagni di scuola, è potuto entrare  nell’istituto solo dopo che la campanella era suonata da mezz’ora e solo grazie all’intervento del personale scolastico, che è riuscito ad aprire un varco per chi non ci voleva stare a che la propria assenza servisse a fare numero per declamare il successo della protesta.

La mano dei collettivi sulla protesta e sul corteo delle scuole

«Manifestiamo con tutte le scuole che da settembre sono state occupate a Roma per rivendicare un scuola degna», ha rivendicato parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos uno studente impegnato, invece, nel sostenere proteste e il corteo di oggi delle scuole occupate. Lo scenario era sempre l’ingresso del liceo Tasso, solo che lo studente era del Righi, arrivato in trasferta insieme al collettivo politico Ludus, che una ventina di giorni fa, in occasione dell’occupazione della scuola, rivendicava: «Il Collettivo Ludus, da 26 anni, è l’unica lista politica che si muove nel nostro Liceo e sulla scena cittadina e nazionale. Da sempre seguiamo una linea politica chiara: siamo antifascisti, ambientalisti, antirazzisti, femministi e difendiamo la scuola pubblica».

La pretesa di parlare per le «Scuole romane in lotta»

Ieri, sulla propria pagina Instagram, il Ludus ha pubblicato un lungo comunicato sulla manifestazione firmato, appunto, «Scuole romane in lotta». «Il 17 noi studenti e studentesse di Roma scenderemo in piazza per portare nelle strade la lotta che abbiamo intrapreso occupando nelle ultime settimane oltre 45 tra licei ed istituti tecnici e professionali nella nostra città», vi si legge, con la pretesa di parlare a nome di tutti o, per lo meno, di tutte le scuole occupate, molte delle quali segnate da vere e proprie devastazioni. Quale sia lo stato d’animo nei licei romani, però, oltre all’episodio di oggi al Tasso, lo racconta anche quello che è successo al liceo Pilo Albertelli.

All’Albertelli «una minoranza decide per la maggioranza»

A darne conto è oggi il Corriere della Sera, che riferisce della protesta di professori e studenti contro gli occupanti ai quali chiedono: «Ridateci la scuola». «Una minoranza sta decidendo per la maggioranza», ha raccontato Lorenzo, studente dell’ultimo anno, mentre è stato il professor Massimo Nanni a parlare di «soprusi a ripetizione». Anche al liceo Augusto nei giorni scorsi si è registrata una situazione simile con studenti rimasti a casa pur di non partecipare all’occupazione e professori che si sono detti «addolorati» per «l’iniziativa di occupazione, che rappresenta la volontà di stralciare ogni progetto di collaborazione, presa da alcuni studenti».

Al Plauto la polizia se l’è dovuta vedere con gli esterni

Sempre nei giorni scorsi al Plauto la presenza di esterni alla scuola, durante il tentativo di occupazione, è sfociata in una colluttazione delle forze dell’ordine con un maggiorenne, con alcuni precedenti specifici, ed una ragazza, che stazionavano davanti al cancello della scuola che non era la loro. Anche in questo caso hanno fatto la comparsa i centri sociali: «Questo livello di repressione è inaccettabile», è stato il commento del Collettivo Osa.

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