Scandalo Soumahoro, migranti al freddo, tra topi e scarafaggi: e i soldi sparivano in resort all’estero

16 Dic 2022 13:00 - di Chiara Volpi
Soumahoro

Altro che sinistra buonista, nume tutelare dell’accoglienza pro-migranti: lo scandalo che ha travolto il deputato di Sinistra Italiana e Verdi, Aboubakar Soumahoro, aumenta ad ogni nuova acquisizione d’indagine la sua portata di sconcerto e di sfregio inferto a chi, di quella millantata ospitalità – e dei fondi ad essa destinati – avrebbe dovuto beneficiare. Un caso ormai arci-noto, che da ieri ha visto finire nel registro degli indagati, per la truffa delle false cooperative, anche Liliane Murekatete. A Latina, infatti, la compagna di Soumahoro, la madre due fratelli, sono accusati di frodi attraverso un paio di società fittizie.

Scandalo Soumahoro, il gip nell’ordinanza: un caso di «spregiudicatezza criminale a gestione familiare»

Non solo. Come drammatico corollario alla frode, oggi da Repubblica al Corriere della sera, i media segnalano i costi che la famigliola sotto inchiesta della Procura laziale ha inflitto ai migranti. E i ricavi milionari che ne ha tratto. Soldi, tanti soldi. Milioni di euro spariti all’estero. Mentre i migranti vivevano al freddo. Senza cibo. Luce e acqua. E mentre – si legge su Repubblica – i milioni di euro che il ministero dell’Interno spendeva per loro finivano in Africa, dove un cognato del deputato Aboubakar Soumahoro gestisce attività di ristorazione safari. E allora, alle «contestazioni fiscali» nei confronti delle cooperative gestite Marie Therese Mukamatsindo, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, «si aggiungono gli allarmanti accertamenti sulla qualità dei servizi erogati – effettiva finalità dei progetti pubblici – come relazionati all’esito delle verifiche ispettive. Verifiche eseguite presso le varie strutture di accoglienza».

I migranti senza stipendio, tra topi, scarafaggi in alloggi fatiscenti

Segnalando tra l’altro il sovrannumero di ospiti. Le carenti condizioni igieniche. L’assenza di derattizzazione e deblattizzazione. Nonché più genericamente, la scarsità delle prestazioni fornite». Un quadro scioccante che evidenzia come e quanto strida quel flusso di denaro transitato dallo Stato alle cooperative riconducibili alla famiglia di Mukamitsindo e finito altrove. Spesso senza pagare gli stipendi agli operatori. Un modus operandi che il gip di Latina Giuseppe Molfese descrive nell’ordinanza con cui ha disposto le misure interdittive e i sequestri nell’ambito dell’inchiesta.

Caso Soumahoro, «un programma delinquenziale messo in atto rivestendo qualifiche societarie documentate in atti»

Insomma, a leggere le carte dell’inchiesta della procura di Latina su Karibu e le altre società gestite da Marie Therese Mukamitsindoe dai suoi figli — inclusa la moglie di Aboubakar, Liliane Murekatete — risulta evidente come lo scandalo che li ha travolti non sia solo finanziario. Tanto che, sempre nell’ordinanza, accanto a quello che il gip Molfese ha riconosciuto come «illecito meccanismo fraudolento a gestione familiare», c’è anche la denuncia a chiare lettere che le malversazioni sono state agite proprio a danno dei migranti. Tanto che, sempre il gip di Latina, sottolinea come la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro, e i figli Michel Rukundo e Liliane Murekatete, «hanno mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare un programma delinquenziale. A gestione familiare. Protratto nel tempo. E rivestendo le qualifiche societarie documentate in atti».

Scandalo Soumahoro, importi contabilizzati per trasferire denaro all’estero

Perché come riferisce il Corriere della sera entrando nel merito di quel giro di fatture per passivi fittizi e bonifici all’estero. «Che hanno contraddistinto la “gestione contabile non trasparente”, nell’ordinanza si evidenzia come le “distrazioni di denaro per finalità estranee alla gestione dei progetti” hanno segnato le condizioni di vita dei profughi. Persino dei minori. Quel meccanismo avrebbe succhiato risorse destinate all’accoglienza impoverendo i servizi. A partire dai “riscaldamenti ridotti in ore notturne o assenti”. O dagli “alloggi fatiscenti. Con arredamento inadeguato rispetto al numero degli ospiti. Mobili rotti. Condizioni igieniche carenti”. Via via fino, appunto, all’assenza di “derattizzazione e deblattizzazione”».

I migranti servivano a giustificare «in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti»

Insomma, i migranti servivano a giustificare «in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti» alla Direzione centrale per i richiedenti Asilo. Ma erano spesso «costi non sostenuti». E il punto nodale dell’inchiesta del procuratore Giuseppe de Falco e del sostituto Andrea D’Angeli. Con le indagini del nucleo della Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza, è proprio questo. «Quel flusso di denaro transitato dallo Stato alle cooperative riconducibili alla famiglia di Mukamitsindo e finito altrove».

I soldi dei Soumahoro in Africa nei resort

Così, mentre l’inchiesta chiama in causa personalmente Liliane, compagna del “paladino dei braccianti”, che respinge ogni addebito. A lei, come alla madre Marie Therese e al fratello Michel Rukundo, il gip attribuisce «elevata spregiudicatezza criminale». E «consapevole e attiva partecipazione al meccanismo fraudolento». E vengono annotate sei fatture del 2019 «relative a operazioni inesistenti» nei confronti di Jumbo Africa. A lei che, assieme a Rukundo, come ogni membro del cda, aveva «specifico obbligo di vigilanza», viene contestata una somma di Ires evasa di oltre 13.368,42 euro. Perché Jumbo e Consorzio Aid, per il gip, erano in realtà «strutture satelliti riconducibili a Karibu».

Il gip di Latina nell’ordinanza: «Contabilizzate attività con prestazioni mai effettuate»

Dunque, «gli importi contabilizzati – riferisce l’Adnkronos – non solo non si riferiscono ad attività sociali, peraltro con prestazioni mai effettuate, ma addirittura sembrerebbero strumento per veicolare il trasferimento di denaro dalla Karibu alla Jambo e da quest’ultima all’estero», annota sempre il gip di Latina Giuseppe Molfese. Aggiungendo che: «Dall’informativa della Guardia di finanza si legge: “Dal collegamento con la banca dati Inps è stato accertato che nel 2019 la Jambo non risulta avere alcun dipendente. Dall’accesso alla banca dati Anagrafe Tributaria, l’associazione Jambo non ha presentato alcun rnod. 770 per l’anno d’imposta 2019 – scrive sempre il gip – l’associazione nel 2019 risulta aver ricevuto dalla Karibu dei bonifici utilizzati sistematicamente per disporre bonifici anche verso l’estero a diversi soggetti». Cos’altro potrà ancora venire fuori?

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