Perù, Castillo scioglie le Camere e proclama lo stato d’emergenza. Paese in rivolta: «È un golpe»

7 Dic 2022 20:29 - di Sveva Ferri
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Ha giocato d’anticipo il presidente peruviano Pedro Castillo, sottoposto alla terza mozione di sfiducia di quest’anno per «incapacità morale». Prima che la mozione arrivasse in votazione, ha sciolto il Parlamento e proclamato lo stato di emergenza nazionale, che contempla anche il coprifuoco dalle 22 alle 4 del mattino, con divieto di uscire e sospensione di tutte le attività. I media del Perù parlano esplicitamente di «golpe», ugualmente il presidente della Corte costituzionale, Francesco Morales, per il quale comunque questo «colpo di Stato è destinato al fallimento». Anche gli stessi ministri del governo giudicano incostituzionale l’azione di Castillo: in cinque si sono già dimessi e in carica allo stato attuale restano solo la premier e il ministro della Difesa.

Il presidente del Perù scioglie il Parlamento, Paese in rivolta: «È un golpe»

Castillo, diventato presidente nel luglio dello scorso anno, è sottoposto a diverse indagini, tra le quali anche una della Procura generale che lo indica come capo di una «rete criminale» che gestisce la corruzione nel Paese. Proprio su questi elementi puntava la mozione dell’opposizione di centrodestra, che si richiama a una figura, l’«incapacità morale», contemplata dalla Costituzione. In caso la mozione fosse passata, come da dettato costituzionale, il Parlamento avrebbe assunto i poteri dell’esecutivo per scongiurare il vuoto causato dalla destituzione.

Dimissioni in massa dei ministri e popolo in rivolta

Non rientrerebbe, invece, tra le opzioni costituzionali lo scioglimento del Congresso operato da Castillo. «A fronte della decisione del presidente Castillo di sciogliere il Parlamento in violazione della Costituzione e nel rigoroso rispetto delle mie convinzioni e dei valori democratici e costituzionali, ho deciso di presentare le mie dimissioni irrevocabili», ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri, Cesar Landa, mentre deputati e senatori si rifiutano di lasciare il Parlamento, all’interno del quale si sono di fatto asserragliati, e nelle piazze iniziano i primi disordini. Anche il capo di Stato maggiore ha rassegnato le dimissioni. Ed è proprio alle forze armate che si è appellato Morales, per il quale «sono abilitate pertanto a ristabilire la democrazia in base alla Costituzione». Un pensiero condiviso anche dalla vicepresidente della Repubblica, Dina Boluarte, mentre il procuratore generale, Daniel Soria Lujan, ha già annunciato «una denuncia penale» nei confronti di Castillo.

La difesa di Castillo: «Non sono corrotto»

Martedì sera si è difeso parlando di accuse infondate e cavalcate per motivi politici, aggiungendo di «pagare errori commessi per inesperienza» e di non essere corrotto.

 

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