Maurizio Costanzo e quel blitz della Meloni sul palco a 16 anni. “E’ brava ma deve restare se stessa”
Maurizio Costanzo si racconta oggi sulle pagine del quotidiano La Verità, all’indomani di quella incredibile condanna per diffamazione causatagli dall’ironia con cui qualche anno fa aveva commentato l’operato di un magistrato. A 84 anni, il popolare conduttore tira fuori dal cassetto dei ricordi aneddoti e spigolature di una vita trascorsa sul palco, nel segno del suo motto: “Il lavoro è la migliore palestra per tenersi giovane”. Gli inizi furono folgoranti: «Avevo 13 anni, e mi chiamò a casa Indro Montanelli, al quale avevo spedito una lettera. Mi disse di andarlo a trovare l’indomani mattina nella redazione romana del Corriere della Sera. Io marinai la scuola e lo incontrai. Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto, che nella mia memoria resta molto vivo. Finché è vissuto ci siamo frequentati, e fino all’ultimo mi ha sempre chiamato “Costanzino”. Come se non fossi mai cresciuto».
Maurizio Costanzo, la politica e l’incontro con Giorgia Meloni
La domanda sulla Meloni arriva puntuale. Lei preferisce dire il premier Meloni, o la premier? «Il premier, la premier? Ma come je pare a lei.
Per me Giorgia Meloni è “il” presidente del Consiglio. Poi a tutt’ oggi si sta muovendo bene. Quindi, come si chiama si chiama: vada avanti così. Al massimo, chiamiamola Giorgia. Mi pare stia andando benino sulla comunicazione. Non le ho visto fare ancora intemerate o scivoloni. Ricordo che quando Giorgia Meloni aveva 16 anni ci fu un episodio»…
E qui scatta l’aneddoto, risalente al 1995. «Giorgia Meloni arrivò con alcune amiche garbatellesche al Parioli, e cercò di salire sul palco del Costanzo Show con le sue amiche. Forse volevano inscenare una forma di protesta, non ricordo. Fu quello il mio primo incontro con Giorgia Meloni. Ho ancora le immagini di quel giorno. Gliele ho mostrate anni dopo, durante un’intervista, quando lei già s’era fatta grande». I consigli al premier? «Di andare avanti senza farsi condizionare dalla politica. Gli italiani hanno scelto lei come persona, sulla base delle sue qualità, della sua storia e della sua coerenza».
Le parole non tenere sulla sinistra italiana
Il dibattito sulla leadership del Pd non entusiasma il popolare conduttore. La ricerca del neosegretario lo trova scettico: “Dove pescarlo? Da fuori? Dalla Jugoslavia? Se viene dal giornalismo, perché no? Detto questo, per un equilibrio giusto, una sinistra vera bisognerà pur averla. Dev’ essere una sinistra attiva e collaborativa. Mi auguro che questo possa accadere. Se c’è un uomo al quale la sinistra di oggi dovrebbe ispirarsi, è senz’ altro Enrico Berlinguer. Che di sicuro non era tipo da salotti».
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