Lombardia, la Moratti biforcuta: parla come Greta, ma poi chiede aiuto a Bossi

3 Dic 2022 9:57 - di Valerio Falerni
Moratti

Letizia Moratti cerca voti. Ovunque. La sua è una candidatura bifronte, anzi biforcuta: parla con lingua di destra e di sinistra, a seconda del blocco elettorale concupito. L’intervista alla Stampa in edicola oggi ne è solo l’esempio più lampante. Eccone un brano: «L’attenzione ai temi d’inclusione sociale, la transizione ecologica, gli investimenti in salute pubblica, la necessità di alzare i salari, uno sviluppo sostenibile ed equo e, non ultimo, l’attenzione ai diritti umani (…)». Giustamente l’intervistatore ribatte sottolineando che sembra il «programma di Majorino», il candidato del Pd alle regionali in Lombardia. Ma donna Letizia non fa una piega: «Invece no, perché è profondamente diverso nel metodo».

Letizia Moratti intervistata dalla Stampa

Nel metodo, capite? Da non credere. Qualche domanda più in là e il programma di Majorino si trasforma in quello di Luca Zaia. È sempre la Moratti a parlare: «Una Lombardia autonoma deve guardare a una macroregione con il Veneto di Zaia e l’Emilia Romagna di Bonaccini per puntare a pesare, ed essere determinante per l’Unione Europea dei territori e dei popoli più che degli Stati». Et voilà, da piddina a leghista nella stessa intervista. La stessa Moratti ne è talmente convinta da appellarsi persino a Umberto Bossi: «Potrebbe spingere i militanti a tornare allo spirito originario del movimento». Che poi era quello della secessione, dell’anti-meridionalismo e delle intemerate contro «Roma ladrona».

«La sinistra non mi perdona lo scontro con Pisapia»

Tutte questioncelle che la Moratti cavalcherebbe evidentemente con estrema disinvoltura pur di incunearsi tra destra e sinistra. Del resto, una che è riuscita a rinnegare il proprio (intenso) passato di centrodestra spacciandosi per «tecnico» perché mai non dovrebbe provare a gabbare anche la sinistra. E quel che ha già tentato, ma finora senza troppo successo. «C’è qualcuno – lamenta, infatti – che ancora non mi perdona lo scontro con Pisapia». In realtà, fu qualcosa di più di uno scontro: Moratti accusò Pisapia, che di lì a poco l’avrebbe sconfitta nella corsa a sindaco di Milano, di aver rubato un furgone poi utilizzato per un sequestro. Dimenticò di aggiungere che l’avvocato era stato assolto. Già, cosa non si farebbe pur di arraffare un voto in più.

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