Il ministro Sangiuliano restituisca ai giovani Giuseppe Berto, il genio nevrotico che impreziosì l’Italia

15 Dic 2022 18:04 - di Mario Campanella

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Molti credono che Il male oscuro, il romanzo capolavoro di Giuseppe Berto, sia, insieme a La Coscienza di Zeno, il più grande racconto italiano del novecento. Eppure, di quello straordinario sigillo intimista nulla è stato trasmesso alle nuove generazioni, nelle scuole e fuori da contesti didattici. Ha vissuto 64 anni Giuseppe Berto, pochi per un ipocondriaco che in pratica predisse la sua morte, tanti per essere riuscito a lasciare in eredità alla letteratura e al dibattito italiano una serie infinita di grandi scritti. Da La Gloria, ad Anonimo Veneziano, a Modesta proposta per prevenire.

Veneto dì nascita e calabrese di morte, fascista anarchico, poi solo anarchico e profondamente nemico dell’elite nel dopoguerra, riuscì a sfondare il muro dell’indifferenza proprio con Il male oscuro. Centinaia di migliaia di copie vendute, premi prestigiosi, il riconoscimento in vita di avere rivoluzionato la sintassi con un libro privo, nelle prime cinquanta pagine, di ogni tipo di punteggiatura. In mezzo il racconto della sua nevrosi, le crisi dì panico, la certezza di avere un tumore smentita da un’operazione chirurgica e la denuncia della prevaricazione borghese della sinistra negli anni sessanta, raffigurata in Alberto Moravia, eletto a nemico storico.

Tradotto in inglese, addirittura commentato da Anthony Burgess, Il male oscuro ancora oggi è tenuto ben lontano dai programmi scolastici. La sua attualità è nella catarsi dell’uomo, capace di reagire ai propri fallimenti trasformandoli in chiave di creatività. E poi una sorta di rivolta contro il mondo moderno quanto mai presente e la narrazione che assurge alla funzione di analisi collettiva. Sepolto a Capo Vaticano, laddove sul promontorio scorgeva la Sicilia, Berto dovrebbe essere riesumato da una cultura vera che ne ha obliato il messaggio. Che sopravvive al tempo , dopo avere scansato le inutili critiche negative di un mondo paludato che non accettava l’idea di una equazione diversa tra intellettuale e comunista. Forse sarà proprio Sangiuliano a scorgere il suo genio e a restituirlo integro ai giovani. Affinché leggano la sua infinita bellezza.

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